sabato 31 gennaio 2004

Va bene.

Sbaglio sempre. Sbaglio tutto. Però sono una gran bella persona. E non ho voglia di stare attenta a cosa scrivo. A che mi serve ‘sto posto altrimenti? E poi lo so che invece mi pento. Vabbe’ si può sempre cancellare. E poi nessuno vi obbliga a leggere se non vi piace. Dite che sono troppo pesante? Che la devo smettere di mettere tutto questo dolore tra le righe? Che sarebbe ora di piantarla? Già, forse. Peccato che io non ci sia ancora arrivata. Peccato che mi goda la vita a sprazzi e che abbia voglia di lamentarmi. Peccato che sono un’idiota. Però mi sento pulita. Dovrei stare attenta a cosa? A preservare, a non rovinare un’immagine che si è andata creando da sola? Perché mai?? Ieri sera ero fuori a cena con Peter Pan. Mi ha fatto notare quanti passi avanti abbia fatto anche se a me è difficile valutarli. Mi ha detto anche che sono diventata più bella. E io non ho abbassato lo sguardo. Mi sono presa l’apprezzamento, l’ho assaporato. Sono davvero fiera di me. E se ho perso qualcuno per strada certo non mi meritava. E non ho fatto tutta ‘sta fatica per non potere ora scrivere tutto ciò che mi pare. Per dovere preservare una cavolo di immagine. Io non sono una immagine. Nemmeno in questa finestra virtuale.

Non riuscirei mai a fagocitare affetti per riempire vuoti

Stavo ascoltando l’affetto per un amico (premetto e ammetto che ho un modo assurdo di vivere gli affetti, ma che a me sembra assolutamente “normale”) e mi sono ritrovata a scrivergli parole che mi guardano con serenità:
«[…]Ho lasciato che occupassi un bel po' di spazio dentro me: molto perché te lo meriti, un po' perché ne avevo tanto libero.
Le tre persone che ho perso erano il mio Sole e le due stelle più brillanti del mio cielo. Mi sono trovata sola in una notte buia, a inventarmi Luna. Ho imparato, lo sto facendo, a farmi luce da me.
Non maledirò e non ringrazierò mai abbastanza il destino per questo.
Erano le persone che occupavano anche molto del mio spazio affettivo, erano quei pensieri caldi che ti fanno compagnia sul tram, quella rete di fiducia che ti basta anche solo sapere che c'è, quel sentire che ti culla il cuore. Erano le persone di cui faticosamente ero arrivata a fidarmi, le uniche con cui finalmente non temevo più di mostrarmi me stessa. Storie tutte molto diverse, anche se legate da un filo comune.
Comunque per un po' lo spazio hanno continuato a occuparlo tutto loro, forse anche più di prima, che il dolore del distacco reclama più attenzione di quella che gli spetta. Un po' per volta, però, li lascio andare, a mano a mano che accetto la sfida di giocarmi nel vuoto. Per una che vive praticamente solo di affetti come me (come tutti, forse) è una sfida mica da ridere.
Non credo che smetterò mai la fame di riempire di calore il mio cielo, ma questa tensione non diventa bisogno insopprimibile: non riuscirei mai a fagocitare affetti solo per riempire vuoti.[…]»

giovedì 29 gennaio 2004

Vivere le emozioni come vengono, con infantile entusiasmo e stupore

Oggi, tornando dalla palestra, un’amica mi ha detto:
«Già, tu stai vivendo ora la tua adolescenza…: fai cose che io facevo alle medie!».
Ecco.
Poi ha aggiunto «Non è una critica: a volte ti fa sembrare più “umana”, quasi “sfasata”».
Ecco.

(Solo mi chiedo che razza di esempio di perfetta inumanità fossi prima)

mercoledì 28 gennaio 2004

Un piccolo bar che sa di antico

“Una volta Teresa ha detto: «Ci vorrebbe che Dio esistesse: darebbe senso a tutto». Non so se sono d’accordo. Credo di sì: comunque anche quella frase finì nel quaderno dalla copertina nera, quello delle voci.”
Il quaderno delle voci rubate – Remo Bassini

martedì 27 gennaio 2004

Narsil

Ieri ho visto il film. Per il primo e il secondo mi ero imbucata in anteprima stampa, questo l’ho visto da comune mortale. I film mi piacciono per quello che muovono in me. Un giudizio oggettivo lo posso dare solo dopo una seconda visione. Il primo impatto con un film è sempre mediato dai miei sentimenti, dalle emozioni che suscita e che fa risuonare in me. Per cui in genere c’è molto più di mio che di oggettivo in un primo impatto. Poi se vedo un film tratto da un libro che ho letto tante volte negli anni e del quale ho usato immagini per dare forme al mio mondo interiore, allora diventa impossibile esprimere un giudizio sul film. Sarà sempre un giudizio sul mio modo di viverlo. E questo film arriva giusto giusto. Narsil. E’ da un po’ che io sono Narsil. Una spada spezzata. Bagliore di fuoco. Fiamma Splendente. Il termine elfico in quenya ha in sé la radice della parola che indica il sole e il fuoco e la radice della parola che indica la luce bianca della luna. Mi piace pensare ad un connubio tra l’energia maschile travolgente del sole e la luminosità mutevole femminile della luna. Ma è una spada spezzata. E solo alla fine della storia viene riforgiata, inizio lucente di una nuova era. E io mi sono commossa quando ho visto i fuochi di segnalazione accendersi uno dopo l’altro. E questo film che giunge a compimento dopo due anni mi accompagna a chiudere un’era e a riappropriarmi della mia vita.

sabato 24 gennaio 2004

E come in un flash rivedo immagini di M che non pensavo. Tanti momenti bellissimi e le sue attenzioni. I libri assurdi che non potevano non piacermi e le sorprese e i cioccolatini e la sua dolcezza e la sua creatività e le notti passate a scrivere a quattro mani racconti e commedie… e come un flash ti aspetti che duri una frazione di secondo e non respiri nell’intervallo temendo, desiderando che l’attimo finisca improvviso così come è cominciato. Ma dura, fuori dal tempo e da ogni senso. I suoi assurdi gusti musicali e la sua capacità di farmi ridere, la sua voglia ingenua di rendermi felice, i pupazzi e l’incoscienza con cui mi permise di insegnargli a sciare. E ho qui ancora l’anello che la dama del lago consegnò al cavaliere triste perché lo regalasse alla fanciulla con la quale avrebbe vissuto la gioia e l’amore. Il suo stupore incredulo di fronte ai miei slanci, la sua intelligenza, le rose del balcone che avrebbero da sole sistemato tutto e invece sono morte, tutto il suo affetto. E non ditemi che mi sto facendo del male. E’ la luce di quel flash. E’ la firma di ieri. Io l’ho amato. E l’amore non si spegne come una lampadina, anche se la luce cambia colore. E quanta fatica ho fatto l’altro giorno a non chiamarlo per il suo compleanno. E quanto vorrei chiamarlo oggi. Quella firma ha segnato una fine e come una diga che non serve più si è allora infranta la barriera emotiva che mi circondava. Oggi le antenne pescano in un cielo bianco gracchiante di cornacchie. Io, libera, piango.

venerdì 23 gennaio 2004

Sono angosciata da quella firma che metterò domani, oggi ormai. che non cambia nulla. che solo mi aiuta. che sancisce una situazione già concretizzatasi nei fatti. che non vuol dire nulla. che vuol dire tanto. grandi insicurezze di fronte a grandi opportunità. meschinità paure sensi di colpa che si intrecciano e lavano anni. spazio da riempire. spazio da guardare. vedo le antenne dei palazzi che pescano in un cielo decisamente rosso stanotte. rosso basso e denso. pesante come il mio dibattermi tra passato e futuro ancora troppo vigliacca per vivermi qui e ora. ma il coraggio è una qualità di chi ha provato la paura. parole buttate nel vento a cercare nessuno, panacea per un disagio che non voglio, autoanalisi in pensieri che si rincorrono dentro un’arena millenaria sempre sotto lo stesso ovale rosso di cielo.

giovedì 22 gennaio 2004

Vorrei

Chiudere la mente
Accarezzare il cuore
Appoggiare l’anima dentro un abbraccio

Prima firma

Resto inquieta.
Sarà che venerdì vado dall’avvocato a firmare.

mercoledì 21 gennaio 2004

L’inquietudine di questi giorni, che sta stretta nella mia seppur multipla personalità, si è inaspettatamente liberata in creatività culinaria estrinsecatasi in un dolce morbido e goloso che, mancato il previsto beneficiario, si è lasciato apprezzare dai due cari amici passati a condividere con me serata e risate.

martedì 20 gennaio 2004

Sfogo doposcuola

Oggi i ragazzi a scuola mi hanno toccata dentro. Ragazzi o bambini? Fate voi, hanno 10 anni, vanno per gli undici. E probabilmente di sesso ne sanno più di me. Due col padre in galera e i fratelli che girano in bande, uno tolto alla famiglia dal tribunale, uno rom e lasciamo stare gli altri. Il “mio” sarebbe quello allontanato dalla famiglia, ma poi tanto me li becco tutti. E mettiamo una supplente in una quinta così. Sono arrivata che c’era il finimondo. E mi sono portata via i tre dell’apocalisse. Ludoteca, fanciulli. E tra una macchinina ed un trenino elettrico si sono messi a giocare con le Barbie e i BigJim, tanto per insegnarmi qualche variante sessuale a cui non avevo ancora pensato. Peccato che per loro il sesso sia solo violento. E faccia solo male. E quando rientriamo in classe e ricominciano le schermaglie coi compagni, e qualcuno osa dire una sola parola su una madre, allora il “mio” “bambino” dà fuori di matto. E ancora una volta non si riesce a fermarlo, e ancora una volta mi trovo avvinghiata ad una iena maleodorante violenta e sfuggente, carica di rabbia e dolore, che esige solo scaricarla in pugni e sberle e calci al malcapitato di turno. E la paura dei compagni, e le maestre inchiodate dai vaffanculo. E la contengo, la mia belva. Ci provo. E respiro la sua rabbia e il suo dolore. Oggi mi ha chiesto come stavo. Gli ho risposto la verità, che è l’unica cosa che accetta. Non benissimo. Perché? Perché ho dei problemi da affrontare e sono stanca. Quali problemi? Tutti hanno i loro problemi. Già, mi dice, e per la prima volta mi racconta un po’. E poi mi spiega che certe cose non si risolvono più, che è troppo tardi. E poi mi chiede di dimenticare quello che mi ha raccontato. Certo, io dimentico tutto. Anche perché i fatti sono poco importanti. Ritengo in me però il dolore e la rabbia, quella stessa che poi ti esplode in classe coi compagni, quella stessa che fatico a contenere, che mi fa male alle braccia, che mi prende a gomitate nello stomaco, che quando ti immobilizzo a fatica e ti chiedo di guardarmi negli occhi tu mi sputi in faccia con lo sguardo e mi chiedi cosa farne, allora. Allora? Ti sto guardando, come volevi, e adesso? Che hai da dirmi tu? Che cazzo hai da dirmi? Niente. Però ti guardo. E ti ascolto. E ti accolgo. E tu senti che non rifiuto il tuo dolore e la tua rabbia. E tu senti che la sento. E’ l’unica cosa che posso fare per te. E’ l’unica cosa che ti possa servire adesso. E aveva ragione il mio ex amico che un pomeriggio mi disse che avrei imparato tanto dal mio buio, che solo chi lo attraversa poi sa attingervi per mettersi in comunicazione con l’altro che soffre. Io ero all’inizio della mia personalissima umilissima opera al nero. E non sapevo cosa mi aspettava. Per certi versi lui lo vedeva molto più chiaramente di me. E mi disse che mi sarei trovata sola, che nessuno avrebbe potuto dirmi nulla, che sarebbe stata più dura di quanto immaginassi, che alla fine ne avrei tratto un tesoro. Perché solo chi ha vissuto il nero, chi lo ha affrontato in sé senza sfuggirgli, sa poi entrare in risonanza con quello degli altri, accettandolo, non negandolo per accantonare assieme a quelle degli altri le proprie insicurezze e ombre. E adesso sono qui, con la mia vita in mano, ancora tanta strada da fare, ma non ho più paura di guardarmi dentro. Ho voglia di muovere le mani, di lavorarci. Sono qui, davanti ai “miei” ragazzi, a ridere con loro, a giocare. A sorridere a una vita che comunque sempre mi sorride.

Ieri sono stata al cinema: Era mio padre.
Oggi M. compie gli anni.
Ieri l’avvocato mi ha inviato il testo definitivo dell’accordo di separazione. Credo che arriverò a dichiarare il falso pur di liberarmi.
Trentasette.
Io non ho ancora compiuto un anno, della mia nuova vita.
Oggi va così.
E io vado a lottare coi miei teppistelli. E mi sto facendo una cultura sul GBA.

domenica 18 gennaio 2004

Deliri

Non è facile. Ancora non è facile. E forse non sarà mai facile. E forse non sarebbe nemmeno bello che lo fosse.

Vivere è amare e tagliare. E tagliare è tanto difficile quanto facile è amare. Però anche tagliare è amare, che altrimenti quello che chiami amare è già diventato qualcosa d’altro.

Ho letto in S.nziale con.TATTO di un abbraccio tra amici, di un abbraccio che ha saputo naturalmente trovare il momento e lo spazio per essere. Devo ammettere che un po’ l’ho invidiato, quell’abbraccio. E mi sono commossa. Per la semplice forza dell’amicizia. E per come lui poi la offra in condivisione alla sua bella amata.

Ti cambia la vita radicalmente un divorzio. Divorzi da un uomo e da tutta la vita con lui, dalla te stessa di coppia, dal modo stesso che hai di percepirti e di viverti nel mondo.
Se poi lo associ alla perdita dei tuoi due più cari amici… allora ottieni un vuoto senza appigli. Un impalpabile immenso muro nero e liscio.
Alle volte mi stupisco di come sono andata avanti mio malgrado, di quanto sono stata brava.

BSM

Stasera concerto della Black Sound Machine.
Grazie Zu.
(e il contatore dei baci che gli devo puntualmente inesorabilmente registra :)

giovedì 15 gennaio 2004

Step by step

op..op..op..op..op..op…uff..uff..uff..uff..uff..uff…quanti minuti sono?…solo tre??…non ce la posso fare…uff..uff..uff..uff…op..op..op..op…cerchiamo di distrarci che altrimenti mollo tutto…no…non guardare gli specchi…e brava…qui è tutto uno specchio!…che così paonazza e sudata faccio spavento…che poi non è che anche linda e riposata somigli proprio a tale Claudia Koll…no non mi piaccio proprio…inutile che cerchi una diversa prospettiva…uff..uff..uff..uff…mi chiedo questa gente che sta in palestra alle tre del pomeriggio cosa accidenti faccia nella vita…uff..uff..uff..uff…che io tutte le volte che vengo…e sempre a quest’ora perché ho fatto l’abbonamento ridotto che costa meno meno meno…becco le stesse persone…uff..uff…magari fanno i turni…ma si vede che questi ci vivono in palestra…già…poi l’altra volta a uno l’ ho chiesto…un giovane sui venticinque trenta massimo…ha detto che fa il politico…op..op..op..op…più precisamente è consigliere di zona…e poi si diletta con la fotografia…e tutti i pomeriggi in palestra…accipicchia…e questo è uno dei consiglieri della mia zona…op..op..op..op…embe’?…che hai da dire?…che forse pensi di conoscerlo?…solo mi chiedo che ne sappia lui della zona e di come ci si vive…che a fare il consigliere ci dovrebbe andare uno che ha lavorato…che sa cosa significa…ma i politici sono dei professionisti anche a questi livelli pare invece allora…e non hanno mica tempo di lavorare…op..op..op..op…ma è solo un mio pregiudizio cattivo…perché sono cattiva in questi giorni…uff..uff..uff..uff…dai aumentiamo un po’ il ritmo…proviamo sul cinque…op.op.op.op.op.op…massacrante…uff..uff…cattiva cattiva cattiva…e allora su sfoghiamoci un po’ in palestra…fuori le tossine col sudore…op.op.op.op...Alchera dice che le piaccio anche non depressa…Tina si congratula per la mia rinascita…e chi glielo dice adesso che invece io sono ancora a pezzi?…uff..uff…però sono anche entusiasta…stupita…affascinata dalla vita e da me stessa…e lo stesso ho paura…mi disprezzo…mi sento una inconcludente…già…bravo Rillo coi suoi libri…prima la storia di un folle che rattrappisce ad essere rospo fuggendo alla vita e lo stesso vivendo…(Le Comodità Della Pazzia...bellissimo)…poi un maniaco sessuale pedofilo…(La Fine Di Alice-AMHomes)…e poi…grandissimo…Diario Di Un Inconcludente…bellissimi certo…ma che forse mi volevi lanciare un messaggio??…uff..uff…e no…Salinger che indaga per tutto il libro sulla vita piena di senso di un suicida ora non lo leggo…ecco…riposa lì sul comodino per un po’…uff..uff…poi si vedrà…op.op.op.op.op.op…rallentiamo un po’…op..op..op..op…quanti minuti??…dieci…uff..uff…già…entusiasta ed impaurita…affascinata e delusa…tradita…tradita...TRADITA…ecco così mi sento…e non tanto da M….dagli amici…da tutto…da questo mondo schifoso…da questo mondo meraviglioso…io sono gemelli sapete?…dicono che i gemelli hanno doppia personalità…io credo di averne almeno quattro…op..op..op..op…mi sento fuori posto qui…io tra le macchine di una palestra?!…io…era meglio judo…ma ho mollato per via del tendine…e poi qui mi prendo del tempo per me sola…op..op..op..op…e poi mi sa che mi rimetto i pattini e vado a fare qualche giro di pista nel campetto sotto casa…sfido il gelo e il buio…che non sarà più buio del parco nord di notte…che al massimo casco rovinosamente sulle ginocchiere…uff..uff…che io ci vado sì nuda sui pattini…ma con tutte le protezioni…non sono mica una incosciente…uff..uff..uff..uff…e comunque è un discorso che non regge…che io mi sento fuori posto ovunque…non solo qui…mi sento una aliena nel modo…e anche sento però fortemente di appartenervi…fatica…fatica…sfiancare il fisico rilassa la mente…almeno con me funziona così…uff..uff…ma perché mi avete fatto così male?…perché ve l’ ho permesso?…credo che ora non lo permetterei più…e mi fa ancora male…sarà per sempre?…uff..uff..uff..uff…una sofferenza a sfumare nella malinconia?…oppure si trasformerà tutta quanta in rabbia che la evaporerà in urla e pugni?…credo che rimarrà sempre un fondo di dolore caldo e bagnato richiamabile con un click…op..op..op..op…basta che se ne vada in fondo…basta che mi lasci stare…diciassette minuti!!…dai che è quasi finita…op..op..op..op…uff..uff…menomale che c’è la musica…che si va a ritmo…

lunedì 12 gennaio 2004

Ma anche

Scoprire il piacere dell'amore a 32 anni è inebriante, perché hai la maturità per godere di tutto con gioia e libertà. E solo allora mi sono scoperta veramente donna. E solo allora ho cominciato a godere di tutti gli aspetti della vita, perché la carne e la terra si mischiano con tutte le cose. E' meraviglioso.
Ma rimane dentro anche il peso di una vita vissuta monca, di tutte le insicurezze scatenate dal negarsi di vivere la carne, dall'essere troppe volte rifiutata. E allora chiudi un intero mondo fuori, e assieme alla carne rinunci alle passioni, agli slanci profondi, al viverti fino in fondo tutta te stessa. Per forza: non sei intera, ti manca un pezzo. E è tanto doloroso e difficile prenderne coscienza, accorgertene e ammetterlo che preferisci rimuovere il problema. Ma poi (fortunatamente) viene fuori lo stesso. E la mia battaglia l'ho già vinta, allora.
E ogni tanto (sempre più spesso, per la verità) la gioia della vita che pulsa mi porta via, e io volo.
Questo sarà un grande anno per me, lo so.

Tra le righe

Mi sono letta tra le righe di Macduff:
"Sono oggi troppo disequilibrata, arrabbiata, offuscata da me stessa. Io ho passione per tutte le cose, e gran parte del male che mi sono fatta l'ho fatto negandomi la possibilità, la dignità di appassionarmi e lasciarmi vivere dalle passioni. Che non ti perdono, anzi: vivificano il mondo che vivi. Le passioni, l'amore in tutte le sue forme, sono un inno alla vita. Tanto nella folle avventura che ti trascina in alto (e poi giù), quanto nel respirare quotidiano. Ma oggi sto troppo male, e mi piaccio troppo poco, per amare la vita come si merita".

venerdì 9 gennaio 2004

Oggi a scuola

- Io ho un esercito di 100 cavalieri e 1000 fanti, tu hai un esercito di 100 cavalieri e 1000 fanti. Ci scontriamo su di una collina. Chi vince?
- …mmm…pari??
- No.
- …??
- Allora? Chi vince?
- ... non lo so…
- Ti arrendi?
- Sì.
- Vinco io perché tu ti sei arreso. :))

[grazie Ste]

giovedì 8 gennaio 2004

E non vi preoccupate per me. Nessuna tragedia. E' solo uno stupido dramma interiore.

Niente.

Oggi le lacrime non hanno assolto funzione catartica.

Ieri sera cena fuori, stasera cinema, e domani fuori ancora per una riunione. Ma a che pro?
Ti sollevi un po’, e giù un’altra mazzata. Equilibrio instabile, ma equilibrio, e giù un altro scossone. D’altra parte bisogna pur crescere, no? Stiamo lavorando per te! (‘fanculo.) Ma lo sai che donna meravigliosa ne uscirai?? (‘fanculo.) E allora, basta frignare, su, datti una mossa, affronta la realtà, che sarebbe ora. (‘fanculo.)
“E scoprirmi a ridere di me, dei miei pensieri”. O de-ridere?
Scusatemi.

A caldo

Proprio no.
Eccomi ancora a vedermela coi fantasmi.
E M. non c’entra direttamente, stavolta. Per quanto non possa non c’entrarci, che tutto ciò che ho vissuto era inserito, influenzato, dimensionato nel quadro della mia vita con lui.
Non so se me la devo prendere coi fantasmi, con M., o con me stessa.
‘fanculo.

lunedì 5 gennaio 2004

Iniezione di realtà

Questo mese circa 700 euro tra riscaldamento e condominio.
A febbraio l’assicurazione dell’auto.
E due lavori a metà: uno che mi paga, l’altro che mi appaga.

Vaneggio

"Il disagio di cui parli, del cercare di comprendere che ci stiamo a fare qui, del sentire che una nostra ragione d'essere c'è ma del non saperla individuare... lo conosco.
Io sono fatta per amare, e credo che il mio amore si debba esplicitare accanto a un uomo, magari una famiglia e dei figli. Ma forse non è così. Forse sono destinata ad essere veicolo d'amore diffuso, ricettacolo e tramite di luce. Ma non sono pronta, ancora. Sto vaneggiando, scusa, ogni tanto lo faccio.
Credo che l'amore sia il motore della vita. Possiamo esserne più o meno consapevoli. E più se ne è consapevoli più si riconosce di avere un destino segnato. Ma quale???
Non so quale sarà la tua strada, ma non ti affannare troppo a cercarla, che è il modo migliore per perderla, si sa."

sabato 3 gennaio 2004

Tredici anni accanto a lui, con lui accanto.
Ogni cosa di me sa di lui.

E’ finita.
E meglio così.
(che fatica dirlo)

Imparerò a non fuggire i ricordi belli,
ad amare che quello che sono comprende anche parte di lui.

giovedì 1 gennaio 2004

Una vita che amo

Ieri pomeriggio, ultimo giorno del 2003, sono stata a un funerale. E' stato bello.
Poche persone, raccolte. Un sacerdote sapiente. Una sofferenza pulita.
Certo triste, come può esserlo un funerale; e difficile, come è difficile sostenere il dolore di un amico che ha perso improvvisamente la madre. Ma facile, come è facile accogliere il dolore di un amico e restituirgli affetto in un abbraccio; e sereno, come può esserlo alle volte il confronto con la morte.

Accogliendo la morte si ama la vita. Relativizzi, certo. Ma anche esalti il quotidiano: una commistione di gioie e sofferenze che si esplicita in slanci ed inciampi. Buio e noia, domande e desideri, routine consolidata e stupore, sconforto ed entusiasmo. La vita insomma, che dà valore alla morte, che ne è parte.

In me è stato anche il funerale di questo anno, e di troppa ingombrante me stessa, morta a dare spazio al resto, al mondo, alla vita. Libera dalle mie difese e prigioni lascio andare la troppa ottusa importanza che mi sono data e accolgo con orgoglio il mio valore vero, da giocarmi in un 2004 che sarà, lo so, un anno pieno di vita da vivere, pieno di una vita che amo.