venerdì 30 aprile 2004

Tra i cuscini

Mi piace giacere sul divano tra i cuscini, scaldata da batuffoli di colore.
Come una bambina tra i suoi giochi.
Come una guerriera ferita tra gli scudi.
Come una gatta tra i gomitoli.
Come una geisha nuda tra le coltri.
Come una donna tra i suoi affetti.

giovedì 29 aprile 2004

sono a pezzi. voglio il buio.

mercoledì 28 aprile 2004

I miei pensieri questa sera fuggono la fatica della terra, il dolore che popola ancora certe mie stanze, e volano nel buio stellato a cercare leggerezza e un'anima su cui posarsi e giocare.
Parole e mani accarezzano l'anima, pensieri sfiorano la carne.

lunedì 26 aprile 2004

24 Aprile: due matrimoni, un concerto e un compleanno.

H 10.50 - Sms out: Sorry Manu: proprio non ce la faccio. Goditi la giornata indipendentemente da tutto e tutti. S. [non inviato]
H 10.57 – Telefonata in: Pronto/Ciao… ho aspettato a chiamarti perché pensavo che se eri a casa magari dormivi…/Ciao mamma. In effetti mi sono appena alzata/Allora non sei andata a quel matrimonio?/Non lo so ancora/Come non lo sai? Ma quando è?/Alle quattro e mezza/Mica vorrai andare?/Non lo so ancora, ti ho detto/Vabbè…/Ciao eh, ciao./Ciao…
H 11.45 – Telefonata in: Ciao, scusa se non ti ho risposto prima, ero al cimitero con Marco/Figurati Ste, volevo sapere se mi davi uno strappo in stazione/Veramente sono ancora a casa loro, stanno preparando le valige per domenica…/Fa lo stesso, grazie.
H 12.55 – Un biglietto per Massa, per favore. Mi pare ci siano due intercity con coincidenza a Genova…/Sì, ecco. 19.83, parte alle tredici e dieci/Grazie
H 15.01 – Sms out: Ciao, sono su un treno per Roma e Salerno… ma mi fermo a Massa :) Sorrisi, S.
H 15.25 – Sms in: Ciao, ti ho mandato una mail: ti va di venire questa sera con Franco e Trilly a sentire Zu?
H 15.26 – Telefonata out: Ciao Lulu, sono in treno sto andando a un matrimonio di una ex amica. Ci sarà pure l’ex marito. Ma stasera torno. Se mi mandi l’indirizzo del locale vi raggiungo là dalla stazione/Te lo mando subito! Mi sa che ti farà bene allora passare da noi dopo/Già. Arrivo per mezzanotte circa. A più tardi.
H 16.35 – Cellulare spento per cerimonia
H 17.15 – Cellulare riacceso
H 17.35 – Telefonata out: Ciao mamma, sì sono andata: sono a Massa. Volevo dirti: ...auguri. Buon compleanno mamma, scusa se non te li ho fatti prima…/Quando torni?/Ho il treno stasera alle 19.44, ora approfitto del buffet e poi mi accompagnano in stazione.
H 22.45 – Sms in: Come va?
H 22.46 – Sms out: Ciao Ste. Sono sopravvissuta. Sono in treno, sto rientrando. Ci vediamo domani al matrimonio di Marco.

domenica 25 aprile 2004

Poi mi racconti...

Bagnato. Lungo. Indomito. Intenso. Fiero.

venerdì 23 aprile 2004

Oggi faccio una gran fatica. Alti e bassi, as usual. Prima o poi ci faccio il callo. Ma non rinuncio a desiderare una gioia piena. A costo di farmi male sempre. Mi farei più male a smettere di cercarla.

Ho messo un po' d'ordine in casa, e tra le emozioni. Comunque consapevole che un certo spazio di libero disordine è vitale.

giovedì 22 aprile 2004

Tirapugni


Tirapugni (1) – Del possederlo
Oggi a scuola il mio ragazzino, serio:
« Ma tu ce l’ hai un tirapugni?»
«…»
« No, dai, rispondi: tu ce l’ hai un tirapugni?»
Me l’ ha chiesto davvero.

Tirapugni (2) – Del fabbricarlo
Procurarsi un quaderno ad anelli (di quelli piccoli, a soli due anelli), scardinare il tassello centrale di metallo al quale sono attaccati gli anelli, ricoprire il tassello con scotch o nastro isolante per renderlo morbido e non tagliente, posizionarlo all’interno della mano stretta a pugno, con l’accortezza di fare uscire gli anelli dalla parte delle dita. Fissare bene lo strumento alla mano tramite altro scotch. Importante: assicurarsi che gli anelli siano ben aperti e, se necessario, fissarli in tale posizione.

ierisera

Sono stata bene
al limite rimane l'inghippo del desiderio, che immagina sempre la pelle a danzare
ma ora sono libera dal "bisogno"
e anche questo desiderio diventa un gioco leggero che ti sorride
L'affetto che c'è, e che sapevamo, avevo voglia dirtelo con la voce
e scrutare i tuoi occhi neri, imperscrutabili specchi e porta dell'anima
Mi piacerebbe convincerti che l'entusiasmo non muore mai, che l'amore vince tutto e che da ogni delusione si può rinascere più saggi e non cinici. E mi piacerebbe sentire la tua anima sorridere, e vederne il riflesso negli occhi.
Un bacio misto, di carne e affetto
libero e vero come vivo io ora
il bacio che mi sarebbe piaciuto darti

mercoledì 21 aprile 2004

Ebbene

Poche cose sono tanto produttive quanto l’oziare dentro un bagno caldo.

martedì 20 aprile 2004

Sui commenti di Occhivispi e Tripudiatore

"Invidia"... (un pizzico, benevola -non è questo in discussione :) Non mi sarei mai aspettata di suscitare una reazione di questa natura. No, ecco. "Passato pesante"... almeno così lo percepisco. E ne sento ancora il peso. E quegli sprazzi di gioia che imparo a vivere e gustare e assaporare mi sembrano ancora tanto solo degli sprazzi appunto, che mi sembra impossibile che qualcuno mi legga e possa desiderare per sé tali sensazioni. Invidia: inaudito.
Eppure quante cose belle vivo. Ora che ho cominciato a vivere, intendo. E che bel lavoro faccio (a metà, ma lo faccio). E quanto è bello sapersi aprire, lasciare entrare nuove persone in te. Sì, anche in senso fisico, quando il piacere è una danza dell’anima.
E io l’avrei immaginato? E io non avrei forse (benevolmente, un pizzico) invidiato qualcuno che me lo avesse raccontato? E forse l’ ho pure fatto.
Sono una donna in costruzione, lavorincorso mi chiamo ogni tanto, e inizio a pensare che lo sarò sempre. E più avanzano i lavori, più cambio. E quanto sono cambiata. E quanto sono sempre più la stessa, sempre più me stessa.
Quanta fatica, ancora. Per questo sorrido della benevola invidia. Per questo mi ha colpito tanto. Per questo mi ha dato lo spunto per guardarmi da un altro punto di vista. Certo in questo blog riverso tanto della gioia e dello stupore e della vita che riagguanto. Ma anche tutta la mia sofferenza, il mio dolore, la mia immane fatica, il mio nero percepito così pesante, un macigno dentro. E mi sono tanto abituata probabilmente alla fatica e al troppo (per me) dolore di troppo (per me) lungo tempo che non mi rendo conto che lascio spazio pure alla luce. E così mi ci vuole l’invidia a sbattermi in faccia la bellezza della mia vita.
Scrivevo a… a una persona speciale, che io non ho ancora in mano la mia felicità, ma ci sto lavorando. Diciamo che l’ultimo cantiere sta mettendo mano ai sentimenti. Li libera dalla terra e li presenta al cielo. E scoprire che alla luce sanno brillare come stelle e riempire come carezze.
E allora un'altra dose di frasi fatte, di saggezza spiccia in psicologismi da banco, acquista significato. E aprendoti alla possibilità di soffrire ti apri anche alla felicità, e la malinconia è l’altra faccia della gioia, e la vita vale sempre la pena di essere vissuta.

lunedì 19 aprile 2004

E nel cielo blu stanotte le nuvole disegnano baffi di colore, sorrisi di rosa.

Mi sento libera. Libera di essere ciò che sono, comunque sono. Di fronte agli altri. E di fronte a me stessa. E, ti assicuro, non è cosa da poco. E questo mi fa leggera, più di quanto sia mai stata.
E'...bello.

Sono la solita inconcludente che si barcamena tra razionalità ed emotività.
Sono leggera della libertà di essere ciò che sono.

domenica 18 aprile 2004

Alla tua finestra
vento nell'anima
a lavarmi di pioggia
le tue parole sulla mia pelle
incanto e brividi
osservo
desiderio di stelle
ora
un'urgenza che mi sorprende

giovedì 15 aprile 2004

Come promesso

Un saluto alla stanza delle comuniste

mercoledì 14 aprile 2004

solare o criptica?

solare o criptica?
la malinconia mi abita anche nella gioia, forse più di quanto la gioia abiti la mia malinconia.
oggi ho chiuso fuori il cielo dalla finestra
tensioni da sciogliere tra le lenzuola, forse
ma è una ricetta che non applico
mi sento un vampiro che cerca sangue, devo nutrirmi di gioia e luce, altrimenti avvizzisco
e mi trasformo davvero in una creatura che non conosce più il mattino
che pure ricordo bene
e che amo
e forse questo amore senza confini mi tiene ancora e sempre sulla soglia dei due mondi.
che poi è il posto che spetta a ogni uomo

martedì 13 aprile 2004

Reminder

Solo mi piaceva dirti che quella felicità che sogni, quelle immagini che ti fanno bello, che ti cambiano la voce a raccontarle, non sono rinchiuse dentro un sogno, nemmeno quel sogno. Sono dentro di te.

lunedì 12 aprile 2004

La sachertorta

Ingredienti:
una cucina ampia e affollata di amici
una regista competente, magari pure analista programmatore ma esoterica
una operaia volenterosa un po’ sfasata persa nel rosa
un esperto di albumi montati a neve che coglie sempre l’essenziale, magari pure in salute
un supervisore ingegnere con caramelle colorate al seguito
una fanciulla musicale amante spazi aperti golosa fragole
una gatta poliglotta
un ospite generoso, diffidente lievito, amante cacao, ma senza latte
un navigato questioni impossibili che dopo le chiacchiere porti la torta
(due baci sulle tette via telefono)
Consigliati:
prove tecniche di pazziate, film cinesi, vendemmia, U.S., sogni e progetti
un paio di guanti da giardinaggio addetti spiedini
un andreotti in reality show (pare)
una perpetua ma giovane, magari infermiera
un aereo in virata
una frittata di mele che esalti la prelibatezza della sacher
un cucchiaio d’argento da bruciare nel camino

sabato 10 aprile 2004

Eventuale

Oggi ho tempo di pensare e di lasciarmi prendere dall'inquietudine. Sarà la Pasqua. Stasera il rito della luce a celebrare la rinascita. Mi è sempre piaciuto tanto il rito della luce.
Faccio un po' di fatica. Lavoro tanto e ho tante questioni "burocratiche" da sistemare ancora. Oramai sono 19 mesi che vivo sola, una casa tutta per me. Ma è molto meno che ho liberato la casa, o meglio me stessa, dalla presenza di M. Del tutto non me ne libererò mai, nemmeno lo voglio. Una esperienza vissuta fino in fondo, pur nei sui limiti, che fa parte di me. Fa parte di ciò che sono ora, delle scoperte che ho fatto, della bellezza che ho saputo trovare nel mondo e dentro di me. I miei tempi interiori sono lunghi, e tanta è stata la fatica e la sofferenza (sacrosanta e sciocca l' ho definita) di questi ultimi anni. Nel mio piccolo sono arrivata fin qui, un passo alla volta. Anche se i primi passi li fai faticando e non ne vedi il risultato. Ora ho la mia vita tra le mani. O le mani dentro la vita. Che pare una cosa sciocca ma tanti non la conoscono. E sono eccitata stupita entusiasta e anche spaventata. E ricollocarmi davvero nel mondo, cercando un senso un perché un significato a me stessa non è facile. Farlo ridendo è già un modo. E' già il modo, forse.
Anche prima il mondo mi è sempre stato stretto indosso. Anche prima mi sentivo inadatta, fatta male, non compatibile con i modelli di felicità pubblicizzati. Ma l'idea di una famiglia fondata sull'amore, dei figli e di tirarli su in una casa sempre aperta all'accoglienza del diverso da me mi aveva riempito. L'inquietudine di sottofondo rimaneva. Ma il mio progetto d'amore la scacciava. Sempre nei limiti di quanto si possa progettare l'amore. Certo ero piccola, legata, incompleta. Per tanti motivi.
Passare attraverso la mia personale opera al nero mi ha messo in condizione di scoprirmi e di entrare in contatto con la profondità e la semplicità dell'animo umano. E questo mi ha permesso di aprirmi alla vita e a un nuovo più ricco approccio all'Altro. Tanta strada ancora da fare. Strada che passa per la musica, per la leggerezza, per il gioco e per la carne. Ma sono fiera di me.
Lo stesso l'inquietudine si presenta alla porta. Lo stesso devo fare i conti con la ricerca di un senso ancora e sempre. Anche accanto alla mia fede.
Mi godo le sorprese che le giornate mi portano, e più mi apro all'eventuale più la vita mi sorprende. Amici cari che mi chiamano alle 11 di sera (come ieri) e mi si presentano sulla soglia, perché sanno che la mia casa è davvero accogliente. Amici che non hanno bisogno di parlare o di essere nulla di diverso da ciò che sono, che condividono in libertà inquietudini ed entusiasmi. I colleghi delle scuole e della cooperativa che mi stimano e i bambini che mi mandano affanculo e poi mi abbracciano. Le colleghe in ufficio che mi portano il cioccolato per pasqua e mi riconoscono dalla mia tranquillità e dal mio sorriso. Mio fratello sballato fumato bevuto che con la sua donna tatuata schizzata fumata mi fa diventare zia, e stiamo bene assieme. Le amiche oratorio, caste e regolari. E le amiche puttane, esuberanti e sensuali. Il mio lavoro. La mia casa.
Io sono tutte queste cose, e tante altre ancora in essere, e tante altre ancora in divenire. E anche tutte le cose che non sarò mai.
E talvolta vaneggio, come ora, anche senza l'effetto psicotropo di una canna.
E nonostante l'entusiasmo per la vita, rimane l'inquietudine.
Un po' per la fatica fatta, un po' per l'esistenziale solitudine di ognuno, un po' perché rimango dell'idea di non essere compatibile con i modelli di felicità pubblicizzati. Con la visione del mondo imperante. Con l'esigenza materiale di guadagno resa cardine sul quale fare girare il resto, se c'è. Dal budget familiare agli equilibri internazionali. Talvolta mi auguro uno scossone planetario. Oltre il tramonto dell'occidente.
Credo che non si possa eliminare né ignorare l'anelito all'oltre che spinge in ognuno di noi. La dimensione trascendente. Ma poi che farsene?
In questo caos tipo brodo primordiale mi ritrovo ragazzina a scoprire la sessualità e di nuovo i sentimenti. E la voglia di confrontarmici.
Non sono una ragazzina, anche se ne vivo alcune emozioni, e nemmeno una pazza (non più di tanto, almeno), e coi piedi per terra mi rendo conto che ciò che vivo e che ho vissuto anche con te non si può esportare come un file di office e applicare ad altri, a te per esempio.
Che faccio: gioco a pensare che magari ci si rivede una volta?
O conservo la luce della gemma e il sorriso, lasciando andare il gioiello alle onde?
Che poi, in fondo, in un caso e nell'altro, è sempre quell'aprirsi all'eventuale senza troppe aspettative, che significa vivere.

Il mio colore preferito

Oggi sistemo la casa. Comincio. Forse. Ieri sera sono passati due folli amici a trovarmi, cercavano un rifugio accogliente dove riparasi dalla pioggia. Hanno trovato il caos e la mia accoglienza. E io mi sono resa conto di quanto poco ancora mi voglia bene, a tenere la mia dimora così. Meno male che avevo del vecchio cioccolato che quellodelleexnonfidanzate ha divorato in vece della cena. Peraltro io mi ero offerta di cucinare qualcosa o di preparagli un toast, ma lui, diffidando evidentemente della mia componente massaia, ha declinato. Lo smemorato si è accontentato del caffè. E forse hanno fatto la scelta giusta. Dunque oggi sistemo la casa. E magari lavo pure per terra. Certo prima devo liberare i tavoli dalle carte. Rogito, bollette, documenti legali, assicurazione auto, solleciti di pagamento, fax da inviare e deleghe e autocertificazioni da preparare, cud e buste paga, fogli presenza e piano ferie. Piano ferie. Pianifichiamo le ferie, su. Con almeno quattro mesi di anticipo. Ferie da che? Autocertificazioni: certifico che sono legalmente separata dal giorno 24.03.04 per cui chiedo che venga modificata senza addebito l’intestazione dell’utenza gas/luce/telefono. Almeno proviamo. Certo i vetri non li lavo: piove. Il cielo è bianco oggi. E resta bianco nonostante io lo vorrei rosa.

giovedì 8 aprile 2004

Oggi il mio colore è quello del cielo

Limpido azzurro leggero con squarci di nuvole. Denso grigio profondo con squarci di sole.

Inizio a pensare che potrei comprare casa da quelle parti.

mercoledì 7 aprile 2004

Torriano

Pomeriggio con tre donne: Camilla (artista emergente), Martina (primadonna), Laura (regista). Contorno di comparse professioniste e altri attori non protagonisti ma determinanti, la testa di uno dei quali vince marchio a denti autografato Primadonna. Location: giardinetti fronte chiesa. Vista: risaia allagata come specchio d'argento che rimanda alle montagne lontane, oggi vicine, subito dietro. Mi godo persino il sapore. Tra Giovenzano e Certosa mi sento circondata da affetto.

martedì 6 aprile 2004

Questioni di classe

Iome (diplomatica): Ecco, in effetti, anche il fatto che sia l’unica ad avere il banco isolato dagli altri, sola accanto alla cattedra, non è che la aiuti nell’integrazione…
InsegnanteLei (disarmante): Ma noooo, non è una questione di emarginazione… è una esigenza logistica: dunque, i bambini sono 22, le file sono da 7, 3 per 7 fa 21, e purtroppo lei è la ventiduesima… è una questione matematica!

InsegnanteLui (sdegnato): Ecco, sta sempre appiccicata ai maschietti.
Iome (paziente): Beh, è anche naturale, ha dieci anni, come le altre bambine inizia a interessarsi agli ometti. E direi che ha pure dei bei gusti: punta ai più carini della classe!
InsegnanteLui (no comment): Già. E se non gliela cuciono in fretta mi sa che i genitori si ritroveranno presto con qualche sorpresa.

lunedì 5 aprile 2004

E la magia che ho vissuto ad Abano rimane una gemma scovata per caso nella sabbia. Ne ho goduto per qualche momento e l'ho regalata di nuovo alle onde. Ma la luce che mi ha accarezzato l'anima resta in me.

E se ti capita la voglia di vedermi fammelo capire, che un paio di giorni rubati potrei riuscire a tirarli fuori dal cilindro in un battibaleno.

domenica 4 aprile 2004

BSM

Una donna e un uomo, prima compagni, luminosamente continuano ad amarsi. Un amico caro canta e abbraccia. Un’improbabile accozzaglia di persone attorno a un tavolo di legno gioca con le noccioline.
In qualche curioso modo continuo a vedere il mondo colorato di rosa

sabato 3 aprile 2004

Integrando

Nell’ultimo anno e mezzo la mia parte razionale è stata a guardare. L’ho mandata in vacanza. Almeno fino a che non fosse stata in grado di rientrare integrandosi al resto, non imprigionandolo. All’inizio si è un po’ arrabbiata, permalosa; ha fatto la prima donna e si è voltata dall’altra parte rinchiusa nel suo riccio di altero mutismo. Sembrava sfidarmi a fare a meno di lei. Un poco alla volta, però, l’entusiasmo e la gioia, gli inciampi, le difficoltà e lo stupore del resto di me la hanno conquistata, e ha ricominciato a guardare. Con affetto sorride dei miei errori, scuote la testa di fronte ai miei slanci e si è scoperta innamorata della mia follia.

Decantando

Ci sono dei punti in cui le cose cambiano. Si salta di livello. E per qualche momento fai fatica a ricollocarti tra te e te stessa, e nella tua realtà. Tutta la tensione degli ultimi anni, la sofferenza vera e sciocca che mi ha mangiato, il mondo rinchiuso dentro i miei limiti... All’improvviso (ma era un processo in silenzioso atto da tempo) il velo si squarcia e il mondo si libera, fuori dalle tue piccolezze, fuori dalle tue sacrosante difficoltà; e ti porta con sé.