mercoledì 8 luglio 2009

Riflusso

Di là ho un blog che porta come sottotitolo una cosa come "con elementi di incremento (ma) a tempo determinato". E ultimamente sono tornata a inciampare sulla fatica delle esperienze rinchiuse nello spazio di un tempo determinato. Ma in fondo, mi son chiesta, di che perplimersi? Il tempo determinato è la natura della vita. Il per sempre non esiste e il finchè morte ci colga è come minimo uno sbilanciarsi azzardato e, di necessità, inconsapevole. E a cascata il resto dell'universo mondo, dal contratto di lavoro al sorriso degli amici. È vero che c'è da qualche parte questo anelito all'infinito, all'eterno, a ciò che va oltre noi insomma. A riconferma della nostra essenza a tempo determinato. Si dice che qualcosa in noi è senza confini, ma se davvero lo fosse probabilmente non avrebbe questo anelito: l'infinito per sua natura non si può proprio sentire vincolato, ennò. O forse fummo davvero un'unità con un(il) tutto da cui poi venimmo separati, ed è allora il ricordo di dio che ci incasina l'esistenza chiedendoci di desiderare senza confini. Certe volte non so che farci di questo mio tempo determinato.
E allora scrivo post.
(Vivo l'infinito a tempo determinato, sciolto nello spazio di un respiro)