giovedì 1 gennaio 2004

Una vita che amo

Ieri pomeriggio, ultimo giorno del 2003, sono stata a un funerale. E' stato bello.
Poche persone, raccolte. Un sacerdote sapiente. Una sofferenza pulita.
Certo triste, come può esserlo un funerale; e difficile, come è difficile sostenere il dolore di un amico che ha perso improvvisamente la madre. Ma facile, come è facile accogliere il dolore di un amico e restituirgli affetto in un abbraccio; e sereno, come può esserlo alle volte il confronto con la morte.

Accogliendo la morte si ama la vita. Relativizzi, certo. Ma anche esalti il quotidiano: una commistione di gioie e sofferenze che si esplicita in slanci ed inciampi. Buio e noia, domande e desideri, routine consolidata e stupore, sconforto ed entusiasmo. La vita insomma, che dà valore alla morte, che ne è parte.

In me è stato anche il funerale di questo anno, e di troppa ingombrante me stessa, morta a dare spazio al resto, al mondo, alla vita. Libera dalle mie difese e prigioni lascio andare la troppa ottusa importanza che mi sono data e accolgo con orgoglio il mio valore vero, da giocarmi in un 2004 che sarà, lo so, un anno pieno di vita da vivere, pieno di una vita che amo.