In questi giorni il colore del cielo non mi aiuta certo. D'altra parte abbiamo goduto di notti di luna da incanto per cui non mi posso proprio lamentare. Ho ancora negli occhi e addosso lo sguardo grande della luna dell'altra sera. Bucava finestra e parete. La sensazione di essere guardata. Potevo voltarmi ma non potevo ignorarla. Potevo non guardare ma non potevo non essere vista. Un centro rotondo lontano e immanente. Distanza che misura, presenza che tocca. Sarebbe invadenza se non fosse così più grande e rotonda che l'animo non può che lasciarsi guardare come un cavaliere al cospetto del suo Re.
domenica 19 marzo 2006
Oggi
Ebbene sì: alzo la tapparella, ché assieme a quello che non desidero vedere c'è fuori pure il cielo. Che poi oggi non è un gran che... Musica sotto, amici via cavo.
Se ci fosse uno spettrografo che fotografasse i colori delle persone scopriremmo spettri simili e diversissimi, ognuno centrato sulle sue sfumature -o disperso in lunghezze d'onda incompatibili-. E allora capiremmo meglio il colore dei comportamenti perché tutti poi si cerca armonie e complementarietà con le tinte degli altri e delle cose. Il mio spettro è un fantasma che fa fatica a incastrarsi nei colori del mondo.
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16:15
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Via
Venerdì in ufficio una giovane collega intonava il motivo di una canzone che mi riportava a tanti anni fa. «Era una delle mie canzoni preferite!» Dico. «Ma tu non eri ancora nata... Di che anno sei?» «'82.» Appunto. In fasce.
Talvolta sento il peso degli anni e delle esperienze che disegnano cicatrici sulla pelle. Allo stesso tempo il peso di ciò che hai vissuto sa rendere leggero il giorno che vivi.
Ma non sono ancora abbastanza brava in questo. Ancora troppa amarezza.
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16:02
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lunedì 6 marzo 2006
diversi
Forse per la luce in corridoio. Forse per chi è venuto incontro ai miei limiti spiegandosi chiaramente anche dove non lo riteneva necessario. Forse per quel batuffolo di gioia che ha imparato il mio nome e lo urla di vocina acuta e ridente. Forse per quel «almeno non finché ci sarò io» [e questo lo capiamo in pochi] che mi ha riconciliato con un fidarmi dove non si usa farlo. Forse per le carezze e le canzoni. Forse per quella stanza in pineta che mi aspetta piena di affetti. Forse per quelle case in cui sono di casa. Forse per il vento che scopre il cobalto.
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domenica 5 marzo 2006
mercoledì 1 marzo 2006
sabato 25 febbraio 2006
domenica 12 febbraio 2006
[patetismi]
Ce l'ho su col mondo. D'altronde ingenuo aspettarsi giustizia nel proprio intorno quando si vive in un macro ove ce ne sono soltanto briciole.
Allora vada per la gioia a meteore. Che poi forse è la natura della gioia.
Lo stesso non mi basta. No. Non mi basta.
Non sopporto la delusione negli occhi altrui perché mi fa troppo male la mia.
Per esempio prenderei a bastonate i gestori di quel bar che hanno illuso, sfruttato e poi deluso la ragazzina che tanto si è data da fare per avere finalmente un lavoro.
Non riesco a reggere la sofferenza di uno sguardo deluso e disilluso, di chi ha creduto ed è stato calpestato dalla realtà. Non ci riesco perché non vengo a patti con la mia.
Ma cosa mai mi aspetto? Gli occhi li ho, il mondo lo vedo. Prendere quello che c'è, perché questo c'è.
Gioia a meteore, se sei fortunato.
No. Non mi basta.
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23:43
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domenica 5 febbraio 2006
AcquAmare
Un amico mi ha fatto sentire il mare col telefonino e io nell'acqua ho sentito l'entusiasmo dei Pazzi e l'affetto.
Un mare ligure ricco di storie.
L'estate ragazzina della nonna che sta male, divisa tra bagni e cugine e l'imbarazzo di nascondere col sorriso la fatica dell'assistere una mente lucida sempre meno autosufficiente.
L'estate della locanda di camera singola ché il mio futuro marito non poteva ospitarmi a casa.
Le estati (ma forse erano inverni) bambine col nonno che usciva e si perdeva e non sapeva più rientrare, ma non lo ammetteva. E le lacrime degli occhi di mia mamma.
Il mare di tutti quelli che hanno la casa là, ci passi e ci pensi.
Il primo viaggio in treno sola, dieci anni. Messa in carrozza dai miei a Milano e presa al volo a Moneglia dai genitori di un'amica, una settimana ospite nella loro vacanza ché noi non si riusciva a farla quell'anno. Stesso nome, stessa voglia di ridere. Ci scambiavamo i vestiti.
La Liguria dei parenti lontani col loro sapore di paese e terreni e giocare in piazza a pallavolo due squadre tutte di cugini.
Il mare delle partenze in traghetto, col papà che spiega delle isole e dei promontori che si allontanano.
Il mare salato e caldo di questa estate: assaggiato con le sole gambe in una notte di luglio e batticuore, colmato di affetto in tre giorni di agosto, cullato su di una barca in rifacimento in un giorno di sole rubato alla realtà.
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02:16
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sabato 4 febbraio 2006
mercoledì 1 febbraio 2006
(patetismi)
Mi sto rassegnando a una vita a metà.
Sarà che quando sto poco bene ho un sacco di tempo per pensare!
Riflettevo già l'altro giorno sui miei ultimi 20 anni, passati via come quasi non ci fossero stati. E allora è ben difficile non trarne un bilancio in deficit. Deficit di concretezza e realizzazioni.
E' tanto difficile togliersi di dosso questo velo di malinconia che fa male perché punge instancabile.
Pensavo ai sorrisi e agli occhi dentro cui mi sono persa. E aspettando di perdermi ancora mi auguro di non perdermici più.
A che serve tutto questo? Alla felicità non si cerca un senso, certo.
E le parole restano parole.
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21:44
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lunedì 30 gennaio 2006
Immersa
Singolare quanto mi senta donna nella vasca da bagno. Immersa quasi completamente nel calore di una schiuma a batuffoli emergono solo i seni, eretti, e si intravedono le dita dei piedi. Se mi lascio galleggiare si indovina la rotondità del ventre e disegno il mio contorno con le dita sottili, rilasciate a danzare a pelo d'acqua, quasi a scivolare come su pattini da ghiaccio, ma da sotto.
La pelle si nutre di acqua e di essenze e il corpo chiama se stesso a rispecchiarsi dentro il mio sguardo che più che guardare sente, anche con gli occhi.
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22:56
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domenica 29 gennaio 2006
Poi
Due ore di neve e silenzi. Già, perché la neve ovatta i suoni e induce al sussurro.
Qui intorno, la fortuna di abitare nella estrema periferia (degradata) di milano, ci sono campi e spazi, prati e canali. Il bianco soffice ha avvolto terreno, panchine, viottoli e cespugli. Ha nascosto le auto e le strade, ha celato cartelloni pubblicitari e divieti. Ha regalato un gusto antico e restituito per una notte la terra al cielo.
Ho lasciato la mia impronta di tuffo ad angelo a peritura memoria. Ho giocato a palle di neve con gli alberi (che l'hanno avuta vinta scaricandomi in testa neve a cascate). Ho respirato luci e freddo e ho lasciato andare i pensieri, emozioni soffici e sentimenti ingombranti.
Al buio il bianco della neve illumina dal basso sfumando in fiocchi dentro una notte bianca anch'essa. Ti aspetti quasi di vedere la tua ombra proiettata sulle nuvole.
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01:16
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