domenica 19 novembre 2006

Eccomi

Mi mancano tanto le persone che non incrociano più con me. Qualcuna in particolar modo. C'era una specie di amico a cui scrivevo tutto quello che mi passava per la testa, a cui confidavo insicurezze e dubbi, con cui mi piaceva condividere entusiasmi. Talvolta condividevamo anche altro e forse questo è il motivo per cui ora non condividiamo più nulla. Forse.
Guardo avanti, in questo tempo che davvero oramai vivo come rotondo sentendo, molto più che sapendo, il passato tutt'uno con il presentefuturo. Guardo dunque, e dire avanti ha lo stesso senso che dire indietro, come dire dentro può valere per fuori in questa consapevolezza di pancia che annulla i confini spazio temporali illuminandone le categorie.
Vedo Narsil riforgiata, più forte e lucente di prima, ché il fuoco ha cancellato finanche le linee di fusione restituendo alla spada il suo essere integro. Eppure a impugnarla si sentono ancora i contraccolpi della furia che la spezzò.
Ricevetti una mail inaspettata un giorno, da quello strano amico. Aveva visto la spada in una bottega a Vienna e vi aveva letto tutto il mio affetto.
Guardo avanti e aspetto il marzo dei tre anni, quello in cui da separazione potrà essere divorzio. Si può divorziare da un uomo ma non dalla vita che hai condiviso con lui. Si può divorziare da un nome ma non si smaterializza l'amore passato tra le mani. E rimane tutto insieme: lo stupore dell'inizio e la gioia più grande di me dei primi anni, la sofferenza delle barriere di silenzio e lo sbigottimento della cattiveria, la complicità e la distanza incolmabile. Tutto assieme a dare il suo colore a una storia, che è anche la mia.
Guardo indietro e desidero quella gioia che trovo nella condivisione di me, tanto più ora che sono tanto presente a me stessa che saprei tanto prendere e dare.
Guardo dentro e trovo immagini di futuri possibili, legati -chissà- a passati diversi, ma lo stesso presente.
Guardo fuori e faccio fatica a cogliere questo presente così ricco...