martedì 18 luglio 2006

Ecuador 1

1/7 Milano

Spinta da febbre a 39 e incazzature lavorative rassetto casa e pulisco l'indispensabile (ché se fossi stata sana avrei saggiamente evitato) per ospitare per una breve notte Labene. Si parte presto da Linate, di domenica, e risparmiamo se prendiamo un taxi assieme. Già, un taxi...: telefono per prenotare la corsa e mi rispondono uno dopo l'altro che non accettano prenotazioni. Io casco dalle nuvole finché uno di loro non mi spiega che il governo ha appena annunciato la liberalizzazione delle licenze e loro, tutti loro, non garantiscono il servizio: "Detto tra noi, direi che può escludere di trovare un taxi domattina alle 6". Ottimo.
Risolto il problema logistico con la gentilezza di mio padre che si offre di accompagnarci trovo il tempo (perso) per chiamare l'Iberia ed assicurarmi che la prenotazione del volo esista davvero. In fondo di questa fantomatica Mashipura con sede in Ecuador non ho ancora deciso se fidarmi davvero, si sa: le insidie di internet. Ma la prenotazione c'è. Forse davvero domattina si parte, allora. Sono le 20.00 e mi manca ancora la valigia...
[narsil]


2 luglio 2006
In aereo verso Quito


Siamo alla settima ora di volo e comincia ad esserci un po' di nervosismo diffuso. La tizia del check-in ci ha beneficiate di due posti dove posso quasi allungare le gambe (Silvia ci riesce perfettamente). E' uno di quei giganteschi Airbus intercontinentali con tre ordini di posti: è incredibile come dentro questi affari ci si senta come nel salotto di casa anche a 10.000m di altezza. Adesso poi hanno anche aggiustato la temperatura (prima si gelava) e le gambe non mi sono neanche diventate come due cotechini.
Mancano circa 3 ore e mezza all'arrivo a Quito che sulle 11 le ore previste di volo ormai sembrano una bazzecola. Al Barajas di Madrid, dove abbiamo fatto scalo, abbiamo individuato qualche altro partecipante alla spedizione: due ragazze sole, Anna e Lucia, che sono state "accoppiate" per l'occasione e una coppia di signori non più giovanissimi che sostituiscono il figlio e la nuora e che si augurano che il viaggio non sia troppo rocambolesco. Dovremmo arrivare a Quito alle 16.30 (al momento non sono segnalati ritardi) giusto in tempo per andare in albergo e uscire per cena, se non fosse che le 7 ore di fuso orario fanno si che per noi sia notte fonda...
[labene]


3/7 Quito

Ieri la sveglia non è suonata, la mia, e ci ho guadagnato 30 minuti di riposo mentre Labene si preparava. Colazione veloce e Linate. Attendendo l'imbarco scrutiamo i volti attorno per indovinare i possibili compagni di viaggio. Linate/Madrid, Madrid/Quito. Solito cibo immondo, posti bellissimi. Tanti bambini a bordo che le madri portano con loro a casa per mostrarli ai parenti dall'altra parte del mondo. Penso in continuazione al mio BatuffoloDiGioiaScatenata. Lucia e Anna ci aiutano a passare le ore fino a un atterraggio da brivido in mezzo alle case: solo i bambini ridono mentre tutto l'aereo urla come sulle montagne russe (Mai successo prima. Ma qui dicono sia normale). Ci accorgiamo subito che il calcio in Ecuador è forse più popolare che da noi dal fatto che ci accolgono all'arrivo folle festanti con bandierine e macchine fotografiche. Ci mettiamo un po' a capire che con noi ha volato uno dei calciatori della nazionale. Verifico che il cellulare non prende nonostante sia un quadribanda ed esco nel sole. Che luce! Che cielo. Impossibile. Di nuovo quel sole alto alto che se lo cerchi non lo trovi perché è giusto sopra sopra la tua testa. Mi ritrovo ad Hispaniola: stesso cielo, la lingua, i colori misti della gente, i colori. Qui meno musica, però. E gli Indios, tanti. E tanto orgoglio che là avevo fatto più fatica a trovare.
Vogliamo cenare tipico e proviamo una zuppa a testa al ristorante dell'hotel... ehm... vabbè.
Notte mista di sogni d'affetti passati ma presenti e moti d'orgoglio. 11 ore di sonno dopo quasi 24 ore di veglia.
[narsil]


4 luglio 2006
In albergo a Quito


Siamo atterrate sane e salve e vista la fama di uno degli aeroporti più pericolosi del mondo che ha quello di Quito non era scontato. Si è "ballato" parecchio scendendo mentre una signora ecuadoriana seduta vicino a noi ci rassicurava dicendoci che normalmente è peggio... Il pilota ha dovuto manovrare un po' prima di centrare la pista e se si considera che questa è collocata in centro città c'è sempre da augurarsi di prenderla bene! Il mio stomaco ne ha un po' risentito in compenso, però, nessun problema di quota: una donna di pianura come me passeggia con disinvoltura a 2850m di quota dove si trova Quito, appunto, capitale dell'Ecuador, 2ml di abitanti circa.
[labene]