sabato 22 luglio 2006

Ecuador 2

3/7 Quito

Sveglia puntata alle 7 ma siamo in piedi ben prima ...in fondo in Italia sarebbero le 14. Colazione abbondante e meditazione su cosa mettersi addosso: Quito è a 2850mt e sta sull'equatore... Boh. A strati. Labene gentilissima ha portato per me una giacca a vento leggera.
Visita alla città coloniale e mi ritrovo a Santo Domingo, compreso l'obolo per l'ingresso nelle cattedrali e il potere in mano ai soliti pochi tra colpi di stato, corruzione e chiesa connivente. E in ogni chiesa in cui entriamo c'è gente raccolta in preghiera... sarà il sincretismo religioso a funzionare o la recente cattolicizzazione? Ci racconterà poi Luca che in effetti hanno gran presa qui anche le nuove sette del mondo cristiano: vengono dagli stati uniti, costruiscono una bella chiesa, si mostrano vicini al popolo e attirano fedeli. Poi li imprigionano in nuove regole e spillano denaro, allontanandoli ancor più dall'autonomia. Intanto una maddona con le ali alta 30mt domina la città dall'alto.
Alle 10 il sole è già in cima al cielo e fa caldo ma appena rannuvola fa freddo. Compro una sciarpa colorata che mi accompagnerà tutto il viaggio.
Ai semafori vendono di tutto, dai dentifrici alle vivande. Da noi sono dei dilettanti. Fili elettrici abusivi come i taxi e tanta polizia/esercito. Sulle loro auto è scritto il motto "servire e proteggere" che forse vorrebbe servire da monito ma non funziona. Come in tutte le democrazie difficili le forze dell'ordine esercitano potere e corruzione incutendo timore e la gente spera solo che stiano alla larga. Negozi e botteghe, tutte casa basse. Gente di tutti i tipi, anche con carichi enormi sulla schiena o sulla testa. Lucidascarpe.
Saliamo in teleferica sul vulcano Pichincha (ultima eruzione 1999), giusto sopra la città che si stende per chilometri nella valle. La vista è meravigliosa, specie con il deficit di ossigeno procurato dai quattro passi in salita lungo il sentiero a 4200mt. Noi quattro pazze a perderci nella vista delle nuvole e del Cotopaxi e dei colori e della città sotto e degli strati di cenere su cui cresce l'erba. E gli altri ad aspettarci al freddo, ché fa un freddo cane a 4200mt!
La mia vita continua a non avere un senso ma intanto qui è bellissimo e respiro anche con gli occhi.
[narsil]


4 luglio 2006
In viaggio verso Otavalo

Pausa commerciale del viaggio in un paese famoso per la produzione di figurine fatte con la pasta di sale.
Stamattina a Quito abbiamo visitato il museo nazionale dell'arte pre-colombiana. Quello che è rimasto è in un museo, il resto lo hanno spazzato via gli spagnoli. Qui nel 1400 erano ancora dei primitivi (nel senso storico della parola) posso immaginarmi l'impatto. Ieri, durante il giro della città accompagnati da Wendy (la nostra guida), più che roba spagnola non abbiamo visto. Niente di memorabile e dove c'è stata contaminazione tra gli indigeni e gli spagnoli è pure peggio! Le etnie di autoctoni sono molte ma si dividono principalmente in 3 regioni: la costa, la sierra e la foresta amazzonica. A volte non si piacciono granché nemmeno tra loro. Nei centri più grandi ormai si sono mischiati con gli spagnoli (meticci) mentre i figli degli spagnoli che sono nati qui vengono chiamati creoli. Gli altri sono indios, "i nostri indios" come dice Wendy, e si percepisce della tenerezza in questo modo di dire.
Comunque... prima dell'arrivo degli spagnoli gli indigeni facevano delle discrete cosucce. Porcellana prima degli Incas e manufatti d'oro dopo, d'oro come il colore del sole, il Dio Sole. Poi sono arrivati gli spagnoli che, con il solo scopo di evangelizzare (s'intende!), si facevano dare oro e smeraldi in cambio di specchi, raccontando agli indios che specchiandosi la loro anima rimaneva lì intrappolata. Questo prima di sterminarli facendoli lavorare in condizioni impossibili nelle miniere. Brava gente, insomma.

Sempre ieri, ho finalmente visto lui, la montagna perfetta: il Cotopaxi, un cono dalla punta sempre innevata. Eh beh, lui dall'alto dei suoi 5900m di altezza se lo può permettere perché qui all'equatore, rispetto a noi, è tutto spostato in alto di circa 2000m. A Quito (3000m) ci sono le palme e i cactus, a 4000m ci sono ancora i boschi e per avere le nevi perenni bisogna superare i 5000m. E' un piccolo paese di giganti questo. E neanche troppo benevoli visto che il Cotopaxi è il vulcano attivo più alto del mondo e attivi come lui qui ce n'è altri 20 su un totale di 50.

Restando a parlare di vulcani (il nostro viaggio sarà sempre sotto i loro occhi vigili), ieri, grazie a Lucia, nel tardo pomeriggio ci siamo regalati una gita fuori programma sul vulcano Picincha che da il nome alla provincia in cui si trova Quito e che ha ricoperto quest'ultima di 2cm di cenere nel corso della sua ultima eruzione alla fine del 1999 (il 2000 è stato un anno difficile per l'Ecuador: due vulcani in eruzione e la dollarizzazione!). Ebbene si, ho toccato quota 4200m, mai stata così in alto! Chiaramente in cima siamo arrivati con una teleferica mica con cime e piccone. Qui si può fare anche questo, mentre i meglio informati mi dicono che da noi forse c'è la teleferica del Bianco che porta così in alto altrimenti c'è solo da scarpinare!
In cima faceva un freddo bestia ma la vista della città di Quito sotto di noi e dell'impareggiabile Cotopaxi, benché parzialmente fra le nuvole, ci ha ripagati del disagio. Poche nuvole, per la verità, soprattutto considerando che tutte le volte che prima di partire avevo guardato il meteo su Yahoo dava acquazzoni. Invece il tempo è bello e il sole molto caldo. Il sole appunto, che alle 9.00 del mattino è già quasi allo zenit. Siamo all'equatore mica per niente.
[labene]