mercoledì 29 settembre 2004
martedì 28 settembre 2004
Ieri sera [dedicato ai Mostri]
Ma avete visto la luna?
Dal divano davanti alla tv guardo uno schermo più grande e più profondo e un fanale di luce insolitamente calda che ravviva il cielo non ancora scuro. Ho spento la lampada, ho scostato le tende e sono rimasta a guardare un cielo che parla e un silenzio pieno di sapori.
Mi sono emozionata.
Desiderio di condividere, raccontare.
E qui accanto al computer mi accoglie il resto di un tramonto che mi induce a sollevare alta la tapparella per giocare con lo sguardo negli sbuffi di nuvole che si tuffano nell'arancio.
Sono doni anche questi. E un regalo è saperli apprezzare.
E' lo stesso cielo che sta sopra tutti noi, sapete?
Certo lo sapete.
Ma il fiato che mi manca dall'emozione chiede di essere buttato fuori in parole.
Sono pazza?
Perché vivo questo imbrunire o perché tento di raccontarvelo?
Alle volte penso che siano i sentimenti che si dispiegano a colorare il mondo. A contribuire anche a questo tramonto.
Ok. Sono pazza.
Pubblicato da narsil alle 15:57 |
Ci sono dei giorni che ho il cuore aperto, rivoltato all'esterno, e i sentimenti, e le emozioni, escono e danzano dentro me. E anche fuori: mi circondano in un girotondo leggero e mi trascinano in un volo alto. Oppure, o anche, mi avvolgono e mi ammantano intensi e grandissimi, molto più grandi di me.
Pubblicato da narsil alle 15:54 |
lunedì 27 settembre 2004
Dispiegarsi
E' già un mese che è morto Enzo. Mia madre dice che sempre ai funerali c'è almeno una donna incinta. E' la misura di come la vita giri.
Talvolta guardo le persone attorno e sento il loro dolore (sento anche la gioia, eh! ma qui parlavo del dolore), e ammiro come lo affrontano con "dignità". Io invece mi perdo tra gli anfratti di me stessa e pare che ogni piccola cosa sia capace di aprirmi quella voragine affettiva che mi ricatapulta bambina a dibattermi abbandonata nel buio della solitudine.
Miglioro. Non è più senza uscita, come una volta. So che ne vengo fuori. Ma non riesco a oppormi... La sento arrivare. Mi rendo conto che sto per attorcigliarmi di nuovo sulle mie ancestrali paure. Ma lo stesso non so come oppormi!
Prima mi incazzavo, tanto, con me stessa. Disprezzando la mia debolezza. Ora almeno accetto di essere anche così. Senza pensare che sia una condizione definitiva... Nulla lo è.
Non trovo realizzazione in un progetto di vita che non contempli un compagno, e magari dei figli. So che la "felicità" non si compra in pacchetto regalo col matrimonio. So bene che ogni rapporto, e ogni esistenza, vive di difficoltà e accomodamenti. Lo stesso so che il mio gustare la gioia e vivere le sofferenze rimangono incompleti senza un uomo accanto. Mi manca un pezzo.
Non è, o non è più, il bisogno di un significato fuori da me. Non è un modo per fuggire a me stessa. E' piuttosto il desiderio di dispiegarmi completamente, di essere appieno.
Pubblicato da narsil alle 15:27 |
domenica 26 settembre 2004
sabato 25 settembre 2004
E sempre tanta voglia di vivere. Talvolta accanto quella di sparire.
Pubblicato da narsil alle 17:15 |
martedì 21 settembre 2004
Ogni tanto ho bisogno di fare dei salti catartici, anche se non sempre cado in piedi.
Pubblicato da narsil alle 23:36 |
lunedì 20 settembre 2004
[...]Quello che mi preme è che ciò non pesi a te, che non disturbi la leggerezza che sai; ché finché tu mi vivi, quando il capriccio vuole, senza pressioni e col sorriso, io ne so ricavare gioia.
Pubblicato da narsil alle 16:51 |
sabato 18 settembre 2004
[abbraccio]
[abbraccio] Il vero abbraccio è quello che sa regalarti un istante di benessere, farti capire che puoi abbandonarti un momento perché ti fidi, anche senza sapere perché...
(lo dice Zu)
Pubblicato da narsil alle 23:31 |
giovedì 16 settembre 2004
Io e l'automobile. (O forse: La mia auto non ama gli stranieri.)
Tranquilla mi sposto nel traffico verso la dimora di quella pazza di un'amica che mi invita a cena. Soddisfatta della mia performance in preparativi d'uscita di sette minuti esatti mi ritrovo subito imbottigliata nel traffico caotico della Milano di punta. Mi armo di pazienza. Accendo la radio. Penso alle mail ricevute e inviate. E al mio bisogno di comunicare. Al mio vivere di relazioni. Mi hanno detto che tutti vivono di relazioni. L'uomo è un animale sociale, in fondo. Quasi riesco a sbagliare strada. No, dai, che già c'è traffico. Io voglio bene a quell'uomo. Che bello questo inatteso invito a cena. No, niente giornale radio che di Iraq non ne posso proprio più. Certo che mi presento sempre a mani vuote...magari mi fermo a prendere qualcosa...ma già sto facendo tardi con tutto questo traffico...Evvero! Lo sciopero dei mezzi! Ecco... Ecco il motivo di tutte queste auto. Se ci pensi è curioso che degli esseri di carne, perfette macchine motorie, si rinchiudano in scatolette di latta con strani pedali e leve e ruote e lucine da controllare. Movimenti innaturali divenuti riflesso automatico. Labene? Sono ferma sul ponte, faccio un po' tardi... Gira per Giambellino, che almeno eviti il casino di piazza Frattini. Che storia poi il telefonino. Si trova pure il modo di scambiarsi emozioni in formato sms. Se non è adattabile l'Uomo! Ma le emozioni si ritrovano sempre. Sempre uguali, da sempre. Amore, gioia, paura, egoismo (che in ultima analisi poi è paura di morire, di perdere tutto). In effetti Giambellino è scorrevole. Dove mi ha detto che devo girare? Piazza Tirana. Eccola lì in fondo. Dicevo che siamo fatti male, troppi gradi di libertà. Riusciamo sempre a renderci la vita difficile. Ma forse ora ricomincio a pensare che il bello sta proprio lì. Piazza Tirana, giro. Mi fermo diligente alle strisce pedonali, anche perché c'è un ragazzo che attraversa. Sono ferma da dieci secondi, sto quasi per ripartire. Ovviamente mi tamponano. Che botta. Accosto. Doppie frecce. Il tipo dietro scende e mi guarda dal finestrino. Parla in una lingua simile all'italiano. Vabbè. Esco. Niente di grave, sembra. Ma io non so valutare... Chiedo di fare la constatazione amichevole. Rifiuta. Chiedo di avere i suoi dati, rifiuta. Dice che tanto è colpa sua, ma che tanto non è successo nulla. Il tipo si rifiuta di darmi i dati e inizia con le parolacce inframmezzate dai soliti complimenti sinceri uè bella, sei bella. Percepisco la presenza di un passante interessato alla scena e spero tanto che intervenga a darmi sostegno. Si avvicina un uomo stramagro vestito da ragazzo, innumerevoli orecchini e parlata biascicata. Che è? Vi siete presi dentro? Hihihi... (cazzo c'è da ridere poi?) Ehi bella... (edaje) Guarda che questo è un amico, è uno tutto regolare... Vuoi il mio di numero di telefono, lo vuoi?? E l'altro che continua con le belle parole inframmezzate dagli uè bella. Capitolo. Ok. Me ne vado. Ciao bella, uè. No la mano non la stringo. Me ne vado e basta. Con l'impressione di essermi lasciata intimidire. Di essere scappata. In macchina mi viene quasi da piangere. Vabbè. Lo racconterò a Labene e ci faremo due risate. Perché mi viene voglia di avere un uomo accanto? Come se non fossi capace di badare a me stessa da me. Ecchecavolo, un compagno di via a cui raccontare le mie futili disavventure una volta rientrata a casa. E poi magari giocarci pelle a pelle, che ci sta sempre bene. Ecco casa Labene. Recupera il sorriso, ricomponiti. Eccomi. Va là, pronte a sparlare a tutto campo del mondo e della vita. Futili disavventure e assurdi desiderar di uomo compresi.
Pubblicato da narsil alle 01:55 |
domenica 12 settembre 2004
Una sola parola
Dopo tante sere fuori, sempre in compagnia, eccomi una sera a casa, sola.
Guardo il sorriso di Enzo, in quella foto che sta un po' ovunque su internet ora, e so che dietro, sullo sfondo, ci sono anche io, col mio sorriso.
Altre volte, come a tutti, la morte (o la vita, è lo stesso) mi ha portato via qualcuno vicino. Non ci si abitua mai, credo. E meno male.
Non so. Forse se vivessi dentro una guerra, o nella povertà che ti mangia, forse mi abituerei anche alla morte. Forse quei ragazzi in Iraq ci sono abituati.
Forse la sfida è proprio non abituarsi, nemmeno in Iraq. E le due Simone ci stavano un po' anche per questo a Baghdad.
Una sola parola:
Pace.
Pubblicato da narsil alle 00:04 |
sabato 11 settembre 2004
:)
Mi incontro con un uomo sotto un lampione. Spento.
Metto via l'autoradio, prendo la borsa e il golf e faccio per chiudere la macchina.
«Farà freddo? Prendo il golf?»
«...Ci sono 29 gradi...»
«...Vabbè, forse hai ragione. Non lo porto. »
«...»
«...»
«E se poi hai freddo? »
«...E se poi ho freddo vuol dire che mi abbracci :)»
«...»
«...»
«Forse è meglio se lo prendi, il golf.»
Non oso lanciare un altro "Chi l'ha detto?".
Pubblicato da narsil alle 18:35 |
Postpensieri
-
C'è stato un periodo in cui pensavo a post.
Cogitavo pensieri in pacchetti pubblicabili.
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(e deve essere una malattia comune, perché sicuramente l'ho già letto da qualche parte)
Pubblicato da narsil alle 18:15 |
mercoledì 8 settembre 2004
E alla fine si cambierà il mondo, o almeno ci avremo provato.
(no ironia, no retorica)
Pubblicato da narsil alle 22:08 |
sabato 4 settembre 2004
Chi l'ha detto?
«Complimenti!: sei riuscita a dimagrire senza perdere in tette»
:)
E comunque non è che io abbia veramente perso peso, è l'abbronzatura che smagrisce.
Pubblicato da narsil alle 10:47 |