"Invidia"... (un pizzico, benevola -non è questo in discussione :) Non mi sarei mai aspettata di suscitare una reazione di questa natura. No, ecco. "Passato pesante"... almeno così lo percepisco. E ne sento ancora il peso. E quegli sprazzi di gioia che imparo a vivere e gustare e assaporare mi sembrano ancora tanto solo degli sprazzi appunto, che mi sembra impossibile che qualcuno mi legga e possa desiderare per sé tali sensazioni. Invidia: inaudito.
Eppure quante cose belle vivo. Ora che ho cominciato a vivere, intendo. E che bel lavoro faccio (a metà, ma lo faccio). E quanto è bello sapersi aprire, lasciare entrare nuove persone in te. Sì, anche in senso fisico, quando il piacere è una danza dell’anima.
E io l’avrei immaginato? E io non avrei forse (benevolmente, un pizzico) invidiato qualcuno che me lo avesse raccontato? E forse l’ ho pure fatto.
Sono una donna in costruzione, lavorincorso mi chiamo ogni tanto, e inizio a pensare che lo sarò sempre. E più avanzano i lavori, più cambio. E quanto sono cambiata. E quanto sono sempre più la stessa, sempre più me stessa.
Quanta fatica, ancora. Per questo sorrido della benevola invidia. Per questo mi ha colpito tanto. Per questo mi ha dato lo spunto per guardarmi da un altro punto di vista. Certo in questo blog riverso tanto della gioia e dello stupore e della vita che riagguanto. Ma anche tutta la mia sofferenza, il mio dolore, la mia immane fatica, il mio nero percepito così pesante, un macigno dentro. E mi sono tanto abituata probabilmente alla fatica e al troppo (per me) dolore di troppo (per me) lungo tempo che non mi rendo conto che lascio spazio pure alla luce. E così mi ci vuole l’invidia a sbattermi in faccia la bellezza della mia vita.
Scrivevo a… a una persona speciale, che io non ho ancora in mano la mia felicità, ma ci sto lavorando. Diciamo che l’ultimo cantiere sta mettendo mano ai sentimenti. Li libera dalla terra e li presenta al cielo. E scoprire che alla luce sanno brillare come stelle e riempire come carezze.
E allora un'altra dose di frasi fatte, di saggezza spiccia in psicologismi da banco, acquista significato. E aprendoti alla possibilità di soffrire ti apri anche alla felicità, e la malinconia è l’altra faccia della gioia, e la vita vale sempre la pena di essere vissuta.
martedì 20 aprile 2004
Sui commenti di Occhivispi e Tripudiatore
Pubblicato da narsil alle 19:09
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