sabato 13 novembre 2004

pensare fisico

Com'è come non è, fino a pochi anni fa odiavo il bagno in vasca. Per me solo doccia, veloce tonica lucida dinamica. Com'è come non è, d'un tratto ho scoperto il bagno.
Pulisco velocemente la vasca con la morbida grande spugna arancione, apro l'acqua calda, sistemo il tappetino e preparo a portata di braccio l'accappatoio, regolo la temperatura miscelando con l'acqua fredda, tappo la vasca, ci verso i sali da bagno prescelti e mi ci infilo dentro. Stacco dal mondo e mi collego con me stessa. A mano a mano che il calore fluido mi avvolge prendo contatto col mio corpo e lascio andare i pensieri. Un momento per me, un gioco di sensazioni che mi rilassa e rigenera. Assieme all'acqua che lambisce a poco a poco la mia pelle anche io gioco a entrare dalla superficie dentro i muscoli, ad ascoltare il solletico dei batuffoli di schiuma e del calore, a sentire ogni centimetro di me. Ed è ascoltando il corpo che lascio andare i pensieri, che così sono legati alla terra e non solo eterei e immensi. E' forse questo pensare fisico che mi dà tanto. Mi osservo e mi accarezzo, talvolta gioco. Mi allungo e galleggio rispecchiandomi nel tondo cromato dei rubinetti. Ieri ho scoperto un ricciolo bianco alla base del triangolo... ho pensato di toglierlo... ma poi ho deciso che sta bene dove sta, a ornamento del mio centro. E così in contatto con la mia materialità i pensieri più faticosi non spaventano. I ricordi trovano una loro collocazione fisica in qualche settore del mio corpo, i desideri fremono assieme alla pelle e i sogni volano pieni del mio peso.