mercoledì 10 novembre 2004

Pattinare al buio. O sciare nella nebbia. E' così la vita. Non vedi bene la strada, non riesci a valutare le asperità del terreno. Non sai dove stai lanciando i pattini e te stessa, non sai quanto tenga il fondo al passaggio dello sci. Stai in avanti e vai, mi hanno detto, che sui pattini più veloce sei più è facile superare indenne gli ostacoli. Lo stesso sugli sci: devi stare in avanti, aggredire la pista, mangiartela, anche e soprattutto quando la visibilità è più scarsa, proprio quando ti viene istintivo irrigidirti e tirarti indietro. Devi essere fluida, buttarti avanti con tutta te stessa, consapevolmente incosciente. E allora ti accorgi di recuperare il controllo degli sci, di stabilizzare i pattini, di esserci e agire. Certo non è che mi venga così naturale... che dopo che hai visto tutte quelle buche sulla ciclabile frantumando così la tua fiducia nell'asfalto argentato buttartici a tutta velocità ti sembra un po' un azzardo. Buche e tombini sono in agguato anche sulle ciclabili più lisce. E allora vai. In avanti e vai. Consapevole incoscienza per superare i blocchi della paura. Che poi se devi cadere cadi pure sul liscio. Cadi pure se vai piano. E dopo che sei caduta forse superi pure un po' di quella paura di cadere che tentava di paralizzarti. Ricordo una volta, una volta in particolare, che caddi sugli sci. Una di quelle cadute che non capisci come cominciano e non sai quando finiscono. Forse un sasso, chissà. Tutto d'un tratto non sapevo più dov'ero, quale fosse il sopra e quale il sotto, da che parte avessi le braccia e come si stavano attorcigliando le gambe. Ero quasi affascinata dall'intensità del momento e dalla sua levità. Mi ci è voluto un po' per riprendere coscienza e possesso del mio corpo ammaccato a terra. Succede. E' così: sciare nella nebbia. O pattinare al buio. Stai in avanti e vai, consapevolmente incosciente, fluida e leggera, forte di tutto il tuo peso.