lunedì 8 dicembre 2003

Uh! Se sarà lunga!

Eccomi.
Eccomi.
Dunque... ha preso le sue cose, ha liberato la casa.
«La mamma dice se ti ricordi dove sono i cucchiaini d'argento che ci aveva regalato la nonna...»
«Mia sorella chiede di avere la videocassetta del matrimonio...»
«Mi accompagni alle cantine che non riesco ad aprire il lucchetto?? Scusa, non mi ricordo, ma dove si butta la spazzatura qui??»
Grottesco. E fai 37 anni tra un mese.
Non mi hai guardato negli occhi. Ma non l'ho fatto nemmeno io. Avevi paura di me e dei tuoi sensi di colpa. E della tua rabbia, tutto quel rancore soffocato. Ne hai tirato fuori un po' raccontandomi che sei in gara con la tua ex agenzia per un importante lavoro. Come al solito il bersaglio è sempre un altro. Ti ho lasciato solo in casa a prenderti quello che volevi. E sono certa che non hai guardato in giro, che non ti sei chiesto come vivo, che non hai cercato di percepire dalle cose il mio modo di muovermi tra esse. Quando te ne andasti io frugai dappertutto tra le tue carte, tra le tue mail, nei tuoi cassetti... trovai bozze a matita di lettere non dirette a me, progetti di viaggi e desiderio di essere altrove. Cercai di riempire con quello il vuoto di comunicazione e significato che avevamo scavato in noi. Ora hai liberato la casa dalle tue cose, e da te.

Talvolta penso che sia stato un destino benigno a volere questo per me. Che ha portato M. ad andarsene, liberandomi così da un rapporto insano da cui io non avrei saputo liberarmi, che ha indotto i miei due più cari amici a sparire nel nulla, facendo piazza pulita di punti di riferimento e appoggi ai quali non avrei esitato ad affidarmi. Era l'unico modo di farmi ritrovare sola di fronte alle mie ombre al mio passato alla mia famiglia a me stessa. E questo destino benigno ha sicuramente voglia di scommettere e ama l'azzardo che con questa bella trovata rischia di perdere tutto che io non è detto sia in grado di starci davvero così sola di fronte a me stessa. Oppure mi conosce meglio di quanto mi conosca io.

Non ho perdonato gli amici che si sono scostati quando cadevo, non ho perdonato il cinico lucido lavorio di M. sui miei sensi di colpa.
Non ho perdonato il destino benigno che mi ha prima allevata nelle ombre per decidere poi di tirarmene fuori con uno strappo che mi ha dilaniato la carne.

Sono stufa di sapere che sarà lunga. Sono stufa di svegliarmi eccitata nel letto per un sogno che non giunge a compimento. Sono stufa di sapere che sarà lunga.
"Uh! Se sarà lunga!"
"Ma si sta anche tanto tanto tanto bene."

Ok. Me la gioco.