Io non ho mai dovuto lottare per avere maggiore libertà, non mi sono mai sentita troppo accudita né troppo controllata. Al contrario. Non che i miei se ne fregassero, non era questo. E' che da che mi ricordo io sono sempre stata considerata da loro matura e responsabile. In grado di fare le mie scelte. Sapevo da sola dove e come fermarmi, sapevo da me come comportarmi. Non parlo di adolescenza (quella non la ho mai vissuta) parlo dell'infanzia.
La stessa situazione che vivo ora che ho 33 anni quando racconto ad amici delle esperienze un po' fuori standard che ho cominciato a fare, la vivevo coi miei a 10 anni. Gli amici all'inizio non ci credono, perché non riescono a matchare l'idea che hanno di me con ciò che racconto loro, poi sorridono e annuiscono. Pensano che io abbia la testa sulle spalle, che sappia quello che faccio, mi stimano e si fidano anche se non ci capiscono nulla. I miei hanno iniziato a "fidarsi" di me da subito, mi pare. E così ho sempre avuto addosso la responsabilità di una adulta a cui è vietato sbagliare (e per cui vivere), responsabilità scaricatami dai miei e cercata da me stessa con pari forza, credo.
Certo che dovevo essere una bambina ben strana, che leggeva e scriveva da adulta a 7 anni, che non giocava coi coetanei, che poneva problemi esistenziali e di fede e che scriveva tristissime "poesie" (esempio: Volevo tanto capire.../ Ho capito./ ...Ora vorrei dimenticare. - 8 anni). Certo che li disorientavo. Non sapevano come prendermi.
Avevo una folle paura di vivere, che mi sono portata appresso nella vita, e che esorcizzavo cercando di controllare tutto. Una folle paura (che mascherava un profondo bisogno) di potere mostrarmi debole, indifesa, bisognosa di aiuto; di deludere, di essere rifiutata; di fidarmi dell'affetto altrui per poi ritrovarmi invece delusa e sola.
Non mi sono mai amata e mai ho pensato possibile che altri potessero, conoscendomi, amarmi.
Quello che ne è venuto dopo della mia vita è la degna conseguenza.
E certo questa "analisi" prende in considerazione solo taluni aspetti, ed è solo uno dei tanti modi in cui si può leggere la cosa.
Insomma:
l'altro giorno, complici una serie di eventi i più diversi, si è creata in me la condizione necessaria perché avvenisse il miracolo: per la prima volta in vita mia, per la prima volta, ho intuito, sentito, che oltre ad amare io posso anche essere amata...
E un po' per volta imparerò a crederci. E ad Amare ed accogliere Amore davvero.
domenica 5 ottobre 2003
Insomma
Pubblicato da narsil alle 19:52
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