martedì 28 agosto 2007

Pigghiasti u sole?

Ovvero: Sicilia con amici.
Perché, si sa, la gallina è un animale intelligente, i fuochi sono vietati, la Salerno è figlia di suo padre e a carte ci giocano i vecchi (che poi sono gli stessi che hanno disturbi all'equilibrio, pur essendo, test alla mano, i più equilibrati).
Il pecorino con peperoncino è davvero troppo piccante ma tanto noi, come insegna il casaro, andiamo di caciotta. E che sia un bel souvenir.
Il ghiaccio si attacca di scalpello che scolpisce quanto i muscoli della nostra spiaggia preferita.
Il petting spinto si urla al balcone come un puttana di estate memoria, e le belle di notte a guardare compiacendosi del proprio comune bicolore.
chebellochebello

domenica 5 agosto 2007

tonda

È agosto e c'è la luna in cielo. Stanotte ha un colore insolito e pare mezza coperta da un drappo scuro, più nero della notte attorno.
La luna mi accompagna sempre. Mi aiuta a relativizzare attirandomi a lei quando rimango invischiata, mi tiene ancorata alla terra quando mi inflaziono di archetipi. Si fa trovare al suo posto quando occorre, certe volte anche solo per salutarmi.
Non so come mai né come ci riesca. Forse perché è rotonda.

giovedì 26 luglio 2007

*

note sussurrate
su una chitarra sdraiata sul letto
ho volato
e
non so dire il colore di quelle lenzuola

resta se vuoi

ore rubate alla notte
pelle da giocare nel buio
sento gli occhi accarezzare
l'oblio nel sentire

ti sfioro la pelle
ti bacio
sono pietra

note sussurrate
su una chitarra sdraiata sul letto
volo
e
non so dire il colore di quelle lenzuola

mercoledì 25 luglio 2007

reiterandoerrori

io imparo. un po' per volta, imparo.

lunedì 23 luglio 2007

giovedì 19 luglio 2007

la Luna e un drago di sole





In viaggio verso Uyuni. Tre ore di autobus da La Paz per Oruro, poi sette ore di treno da Oruro a Uyuni.
Prima la desolazione. Poi la meraviglia. Dunque il deserto. E infine la notte di Luna che che parla coi colori del giorno.

martedì 17 luglio 2007

Potosì






Potosì è una montagna che in silenzio guarda i suoi morti.
Morti che vengono tirati fuori dalle sue viscere, corpi che la terra fatica a restiture al cielo.
In piedi, fermi, in silenzio, ad accogliere quei corpi avvolti in coperte impolverate di miniera.

Potosì è un lustrascarpe tredicenne che non si capacita di come possiamo noi pulirci le scarpe da soli «ma davvero non ci sono da voi quelli che fanno il mio lavoro? e come fate senza?» «avete visto le miniere? io ci ho lavorato tre mesi! [dopo i 12 anni i ragazzini possono aiutare in miniera, senza -almeno ufficialmente- scendere ai livelli più bassi]» Meglio lustrascarpe o minatore? «lustrascarpe.» Senza esitazione.

Potosì sono gli studenti in rivolta e le barricate per le strade.
Potosì è la gente sotto il balcone che aspetta che Evo [Morales] si affacci.

E l'aria rarefatta dei 4100mt di una assurda città che coincide con la sua miniera, ormai sfatta ma mai vinta.
E la gente gentile e le luci e gli attori di strada.

magia 1




venerdì 13 luglio 2007

Altrove


con un miraggio
tra sale e cielo
il tuo profumo
deserto
tra i sobbalzi del fuoristrada
mi fa godere
il sole attraverso il finestrino



Sarà il rientro, ma non mi sono mai sentita tanto estranea a me stessa eppure tanto vicina.
Respiro l'impalpabilità di un gioco a termine (come il continuo rinnovarsi di contratti a tempo determinato. Ma poi in fondo di eterno non esiste nulla, anche se a volte -o ad alcuni- piace pensarlo).
Profumo, deserto e Pietra.
Dormo sul divano e mi sento ancor più estranea in questa casa.
Assurdamente nel contempo raccolgo e finalmente libero le energie per farla mia.

martedì 3 luglio 2007

La Luna


Volevo la luna e l'ho trovata.
Sono a Uyuni in Bolivia. Reduce da un giro di 4 giorni in fuori strada solo labene nadia e io accompagnate dall'autista e dalla "cuoca".
Posti incredibili in una nazione calda e freddissima.
Tocchi la luna con la mano.
Respiri terra e fango.
Sali in cima al mondo assieme a vapori sulfurei.
Ti impantani nella neve e sorridi.
Respiri a fatica e ti rispecchi in lagune colorate di rosso.
Mi chiamano, scappo. Vi raccontero'.

lunedì 25 giugno 2007

Parto


ok, vado in aeroporto. niente cellulare per 16 giorni. ci risentiamo a metà luglio.
vadooooooo....

sabato 23 giugno 2007

Con leggerezza ti si impone l'immensità addosso




Sto per partire per la Bolivia. E il pensiero va al viaggio dell'anno passato, alla tappa in amazzonia.

Ecuador, 7 Luglio '06
Non sembra vero.
I bambini scalzi giocano con le amache sotto la palafitta che ci fa da camera da letto. Mi serve un rimedio per il mal di pancia (quello che mi ha impedito di essere ora in giro con gli altri tre per la foresta). Mi fanno vedere le foglie con cui lo fanno. Sanno vagamente di menta.
Sembrano tutta una famiglia. E appena sotto scorre il Rio Puyo che finirà poipoi nel Rio delle Amazzoni che «è come il mare», dicono. E a noi sembra già fin troppo grande qui. Domani ci andremo in canoa. La nostra è una palafitta fatta per i turisti...: ha le zanzariere sopra i pagliericci dove si dorme. La vista è spettacolare: solo foresta e fiume in anse arrovellate armonicamente nell'intrico di alberi. Siamo arrivati qui stamattina con il furgone e poi il ponte traballante sul fiume e poi la camminata nel fango [nel fango, non sul fango. Sprofondi fino al ginocchio...] lungo un sentiero che ogni notte la foresta si rimangia. E Cecilia [l'indigena che ci ospita] a portare tutte le provviste sulla schiena che noi non ce la avremmo fatta...
Ci raccomanda il repellente per gli insetti. E loro vanno a piedi nudi.
C'è una pace irreale ora che non batte più il sole. Piove tutti i giorni, ci dicono, ma dura poco. Il sole è soffocante, si respira umidità.
I bambini ridono tutti e corrono in continuazione. I più grandini curano i piccolissimi, appena perdono il posto sulla schiena delle madri.
L'abbraccio invadente e accogliente assieme di questa foresta fa affiorare il mio senso di solitudine e il desiderio di un abbraccio diverso. Poi i colori e questo cielo e i suoni e gli odori quasi mi violentano di emozione. E' un mondo bellissimo e immenso e assurdamente ospitale proprio qui dove massimamente inospitale per noi cittadini occidentali.
Nel mio disagio esistenziale mi sento come se fatta di un materiale diverso.
Il sole colora le nuvole da sopra. Sotto gli alberi infiniti e indistricabili. A tappeto il rumore del fiume...
Mi chiamano per andare al pueblito a lavorare la ceramica.
...
Poche capanne attorno a uno spiazzo erboso dove razzolano galline e giocano i ragazzi (c'è anche una sgangherata rete di pallavolo). Sono baracche di legno tipo far west povero. Una sessantina di persone in tutto mi dicono, non ho capito bene se sono tutta una famiglia. Una capanna è adibita a scuolita, una è il laboratorio di ceramica [che poi non è esattamente ceramica...]. Entro seguendo la sorella di Cecilia. Mi sento in imbarazzo. Poi siedo e chiedo di lavorare con loro. Ridacchiano e mi danno da fare.
E passano più di due ore tra le loro chiacchiere di donne di varie generazioni, chiacchiere che io non capisco quasi per nulla, ma l'intenzione e le risate quelle sì le capisco bene, e la loro intesa, e gli scherzi. Ogni tanto intuisco che parlano di me: qualcuno si stupisce di come sia riuscita a lucidare la scodella, altre ridono e parlottano. Io dichiaro di non capire nulla (anche perché tra loro parlano un misto di spagnolo e indio). «Nada?» «Nada.» E ridono amichevoli.
E la bevanda che mi hanno dato per il mal di pancia (infuso di foglie di nonsoche) è miracolosa, sto davvero molto meglio.
Solo all'imbrunire (verso le 1730 qui all'equatore) inizio a preoccuparmi di come tornare alla base... la sorella di Cecilia se ne è andata quasi subito e io non so la via... ma eccola che torna a prendermi e mi riporta al campo. Gli altri sono già rientrati, stravolti e felici.
...
Qui è pieno di suoni.
Ieri serata a lume di candela con le banane fritte come fossero patatine. Le abbiamo divise coi figli di Cecilia e della sorella. Pare gli uomini non esistano.
Quando piove si apre il cielo a cascata e si allaga tutto e il significato dell'espressione «diluvio equatoriale» assume un'altra consistenza.
Con il bagno sotto la cascata mi sono sentita in Mission.
All'alba lo strato di nuvole è un poco più alto e si vedono bene le catene andine e i vulcani oltre la foresta. Non ce lo aspettiamo e rimaniamo ammutoliti sul ciglio della piattaforma della palafitta.
È un altro mondo. Ti si impone l'immensità addosso. Con la levità delle corse dei bambini.
Sento improvvisamente il senso di tutto. Poi passa via, con leggerezza.


Forse perché il sentire rimane. Lo stesso immenso leggero. La stessa inquietudine.

martedì 19 giugno 2007

un sorriso

e la luna vicinavicina alla sua stella, e il prato. e io col mio spazio attorno e la gente e l'aria.
voglio essere un sorriso.
:)