domenica 22 giugno 2008

Questa mattina mi sono svegliata con un buco nel torace. Un foro di una quindicina di centimetri di diametro, i bordi lisci, subito sotto al seno. L'impressione è stata quella di un peso che mi schiacciava al letto, ma in un certo qual modo lieve. Non immaginavo che un buco potesse pesare così, eppure la sensazione è che ti tolga il fiato proprio come un grave sul petto. Probabilmente è la mancanza di parte dei polmoni a comprimere il respiro. (Altro che parlare col diaframma! Qui c'è da capire se di quel muscolo me ne è rimasto almeno un pezzetto.)
Dopo il primo momento di preoccupazione, per superare l'incertezza ho provato a saggiare i bordi dello squarcio e a farci passare la mano attraverso: Ho toccato le lenzuola. Non ho sentito nulla.
Ancora poco convinta mi sono alzata pensando si trattasse di uno strano sogno. Credo che sia stato proprio questo meccanismo psichico a preservare la mia sanità mentale: sospettando di procedere su un piano onirico ho sospeso l'incredulità e ho cercato di osservare la situazione per quella che era.
Di fronte allo specchio mi sono guardata attraverso.
Ora sono qui che scrivo spalle alla finestra aperta e l'aria che passa dal buco accarezza le dita che si muovono sulla tastiera.
Ho provato a indossare una canottiera stretta sotto una camicia. In effetti con gli indumenti adatti non si nota quasi. Ed essendo una cosa tanto assurda persino io, non vedendo, tendo a dimenticarmene.
Solo che la sensazione rimane, viva più che mai. Il buco lo sento. Non so se è come nel caso degli arti amputati. So solo che sento quel peso al respiro e quel vuoto. E per quando nascosta e invisibile ad occhi esterni io so che mi porto in giro questa mancanza.