Ieri pomeriggio ero seduta sul divano verde a casa dei rilli. Stavamo guardando un cartone in dvd: Samuele aggrovigliato in poltrona, Beatrice che si ribaltava tra il tappeto e lo schienale del divano e Eva al tavolo a lisciare e ripiegare i panni usciti dall'asciugatrice.
Improvvisamente ho sentito l'odore del ferro da stiro di mia madre e lo sbuffare del vapore e l'ho vista dietro l'asse con la pila di indumenti da stirare.
Non è stato come quando ricordi una scena del passato, un evento, delle parole. Io ero davvero lì, sulla già allora vecchia poltrona del salotto con la televisione accesa e la pioggia fuori.
Ho sentito l'inquietudine bambina che muoveva incessante la mia mente, e il sapore di casa, rifugio e sicurezza che si alzava dalla presenza di mia madre impegnata nelle sue faccende. Un'inquietudine che è come un rospo dentro la pancia, che ti fa girare e rigirare senza trovare la posizione con il corpo e coi pensieri, un esplorare incessante di mondi e sentire a cercare non si sa ancora cosa. E sai che lì accanto c'è la mamma col suo ferro da stiro.
L'inquietudine adulta che mi vive oggi è forse altrettanto vitale e necessaria. Sicuramente fa meno paura ché ormai ho l'illusione di conoscere i limiti del mondo, sicuramente fa più paura ché oggi se giro gli occhi non trovo quegli sbuffi di vapore che significavano casa e non vi è nulla fuori di me che mi contenga e delimiti.
domenica 7 gennaio 2007
I grandi
Pubblicato da narsil alle 15:25
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