In cantina, certo. Deve essere in cantina. Le chiavi? Dunque, sembra una vita che non vado là sotto... Dovrebbero essere qui... Eccole! Eccole. Vabbè, vado. La cantina è nel sotterraneo, come i ricordi accatastati dentro. Scavati nella terra dalle ore felici o annoiate, sofferenti o serene. Ma la lampadina funzionerà ancora? Sì, certo. In fondo la luce si può portare sempre, anche negli scantinati più bui e nascosti. Click. Luce gialla. Chissà perché in cantina sempre luce gialla. Accipicchia! E' tutto molto più in ordine di quanto pensassi. Le piastrelle di scorta, le plafoniere dei bagni (mai riusciti a farle stare su!), l'attrezzatura da campeggio, la vecchia rete del letto, l'amaca di corda originale e gli imballi degli elettrodomestici... E una serie di contenitori e sacchi che non so davvero più cosa contengano. No: non ci guardo, non li apro. Ecco la scatola che cerco: alta e stretta. Più quella sotto, bassa e larga. Sono leggere, sì. Ricoperte di polvere, sì.
Le scatole stanno sul parquet della sala, aperte. Fili d'argento e blu lasciano pagliuzze in giro e l'alberello è in piedi sotto la finestra. Solo palline rosse e fiocchi d'oro. C'è pure una confezione quasi nuova di gancetti. E' la prima volta che tiro fuori l'albero da quando Massimo se n'è andato e con le palline in mano mi domando se non sarebbe stata una buona idea lasciarlo laggiù ancora un po'. Come in un telefilm anni settanta mi guardo riflessa nel tondo dorato e mi ritrovo in un ricordo patinato di giochi e complicità. Cerco il gancetto e appendo la pallina, un poco dietro, che si veda appena. Il puntale scheggiato non ha neppure bisogno di essere manipolato per rilasciare aromi di passato. Comunque pende sempre un po' di sbieco. Per fare posto a tutti i fiocchi devo dare aria ai rami raggrinziti sfogliando con pazienza gli aghi di plastica, toccando volta a volta visi e sorrisi. Ora ci vogliono i fili d'argento. Da ingarbugliati come sono temo ci metterò un'ora a districarli, forse mi ci vorranno addirittura le forbici. Invece le mie mani ricche dei sapori raccolti da rami e palline li sciolgono con inattesa semplicità. Blu e d'argento tornano ad abbracciare morbidi l'albero verde, emozioni di luci intermittenti per una nascita che si rinnova ancora.
Ok, scendo in cantina a cercare quella scatola.
sabato 16 dicembre 2006
No, non lo faccio l'albero.
Pubblicato da narsil alle 14:06
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