Lacrime. Lacrime mie. E se non avete voglia di sentirle non leggete. Se credete io debba essere luce e sorrisi non leggete. Non ho mai detto di sapere scrivere. Non ho mai detto che sono una blogger. E non metto qui dentro il mio equilibrio, questo posto mi serve per buttarci il nero. Per lamentarmi in santa pace, per versare quelle lacrime che preferisco non fare raccogliere agli amici. E allora lasciatemi dire. E se non vi garba non leggete. Lacrime. Lacrime mie. Di fronte al film di una ecografia, cantando ci vuole un fiore al mio batuffolo di 14 mesi, sola in auto incontro al sole che cresce, dietro una porta chiusa su scale ridenti amici uscenti. Lacrime. Mie. Una spiaggia dell'elba, il divano degli amici di giovenzano, la sedia dell'ufficio di assago stringendo in mano un sms. Mie. Solo mie. Salate morbide incontenibili, come le emozioni degli affetti, come le paure dei nodi da sciogliere, come sapere che è vano scappare, come il mio risotto.
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