Io che non cucino mai.
Metto su l'acqua dentro il bollitore, quello col manico all'ingiù.
Poi prendo il tagliere, quello piccolo, e la cipolla da affettare rotonda e sottile. Con un poco d'olio d'oliva e un po' più di burro soffriggo fino a indorare cipolle assieme a lacrime nuove e antiche. Mi asciugo gli occhi con lo strofinaccio, ché le dita sanno di cipolla, e rovescio il riso nella bilancia, ma poi vado a occhio. Aspetto il momento giusto per buttarlo nella pentola e mi godo lo sfrigolare dei chicchi che si tostano appena e li bagno di vino, bianco se c'è, altrimenti pure rosso. L'importante è respirarne il profumo e lasciare andare. Mi piace lavorare col cucchiaio di legno che tocca morbido i bordi del tegame, nessuna frizione, nessuna forzatura. Poi il mestolo di metallo per acqua e dado. E con il brodo un poco alla volta sommergo i chicchi e porto a galla emozioni. Lo curo il mio riso. Attenta col cucchiaio di legno e pronta a intervenire col mestolo del brodo. Intanto tiro fuori dal frigo il parmigiano e ne grattugio un po' nel piatto, piano, in cui mi servirò il risotto. Aggiungo lo zafferano che stempero direttamente nella pentola in mezza mestolata di brodo. Sapessi altrettanto bene stemperare i sentimenti. Le dita ora sanno di dado, grana e cipolla. Continuo a prendermi cura del mio riso, di me stessa. E ora che le incombenze da cuoca sono quasi terminate rimesto assieme al risotto che cuoce ricordi e pensieri. Provo a toccare il dolore con un dito, come la pentola che scotta. Ma ancor più che per la pentola ci vogliono le pattine e allora mi fermo. Assaggio per provare la cottura e aggiungo brodo, do un'occhiata al formaggio grattugiato dentro il piatto e valuto sia abbastanza quando improvviso mi prende un nuovo pensiero all'apparenza inoffensivo ma che finisce inesorabilmente per portarmi dritta all'imboscata del dolore che stavolta mi coglie impreparata, e mi brucia vivo di nuovo. Una lacrima porta altro sale al risotto. Ci siamo quasi, preparo a tavola la caraffa con l'acqua e abbasso il fuoco oltre il minimo. Assaggio ancora e spengo, pronta ad aggiungere il formaggio, un poco alla volta, e mescolare. Mi piace mescolare morbido e profumato. Burro non ne aggiungo, va bene così.
sabato 10 dicembre 2005
Quando sono particolarmente triste mi faccio un risotto.
Pubblicato da narsil alle 02:26
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