lunedì 10 novembre 2003

Sopra le righe (post inopportuno)

Mi scrivono:
> E ti scava, una cosa simile.
> E ti domandi di che cosa ti sei macchiato di così grave che "la
> sta uccidendo".
> E quando ti accorgi che sei colpevole semplicemente di non
> "coincidere" con
> quello
> che lei immaginava, non puoi certo miracolosamente e
> subitaneamente incarnare
> quell'ideale.
> E forse non vuoi nemmeno.
> Ognuno di noi può smussare qualche spigolo ma poi... si è quel
> che si è.

Mi sono sentita in colpa per anni. Ora non voglio più. Non posso più. Lui mi ha accusata quasi fin dal primo giorno di non sentirsi apprezzato, di non riuscire a stare (fisicamente) con me perché non si sentiva accettato da me per quello che era. Qualche approccio di fisicità prima del matrimonio (e lui era il primo ragazzo con cui stessi, il primo che ho baciato...), poi, forse anche di fronte alla mia irruente voglia di scoprire, il suo stop. Siamo cattolici, aspettiamo il matrimonio. Ok, niente sesso prima del matrimonio. E niente sesso dopo. Ho biblicamente conosciuto uomo per la prima volta a 32 anni. Dopo che lui se n'era andato, gettata la spugna dopo 6 anni di matrimonio, spaventato dalle mie sempre più pressanti richieste di affrontare il problema, di farci aiutare. Lui ha deciso di innamorarsi di un'altra. Mi auguro che questa donna sia in grado davvero di fargli scoprire l'amore ed il piacere. Per quel che mi riguarda, nonostante l'attrazione fisica che mi sembrava ci fosse da entrambe le parti, lui non mi ha mai toccata. Reagiva alle mie sollecitazioni, ma non ricambiava. Io non ero una donna fatta e lui non era un uomo e forse per questo ci siamo trovati, abbiamo nascosto ognuno le proprie ombre dietro quelle dell'altro. Ma l'assurdità di un matrimonio bianco, portato avanti assieme ad un progetto di famiglia numerosa e ricca di figli, aveva qualcosa di psicotico. Alle mie insistenze, moine, incazzature, tentativi di metterla sul ridere, lui alzava un muro di gomma e mi rispondeva: «Possibile che tu pensi sempre a quello?» Mi sono sentita un carnefice per anni, mi sono sentita tutto fuorché una donna, ho finito col dimenticare e nascondere la mia femminilità di fronte e tanti continui rifiuti e fallimenti. Forse se avessi avuto delle esperienze precedenti avrei saputo reagire diversamente. Forse me ne sarei tirata fuori prima. Le mie insicurezze si sono ingigantite e facevo fatica ad ammettere anche a me stessa che il nostro matrimonio perfetto aveva però qualcosa che non andava. E se avessi fatto finta di nulla forse sarei ancora qui con il suo stipendio da 4000 euro al mese, con un uomo da abbracciare e con cui chiacchierare e viaggiare, e con cui fare finta di volere dei figli. E invece ho posto dei problemi, gli ho chiesto aiuto, gli ho chiesto la fisicità e gli ho detto che non si poteva farne a meno... E sono rimasta sola, senza soldi (dei quali non me ne è mai importato nulla) a sentirmi rinfacciare che lo avevo sposato solo per la tranquillità economica. So che non lo pensa veramente. Non può pensarlo. Se n'è andato di casa senza nemmeno dirmelo, sembra un film, il giorno dopo il nostro sesto anniversario di matrimonio, dopo un bellissimo fine settimana in agriturismo in montagna dove gli ho ribadito tutto il mio amore e la mia voglia di stare con lui. Eravamo d'accordo di andare al cinema quella sera. E io torno dal lavoro e scopro che se ne è andato.
E l'ho aspettato ancora. E gli sono stata accanto ancora. Anche dopo che aveva chiuso i conti comuni e portato via i soldi.
Probabilmente era solo paura di rimanere sola, incapacità a tagliare. Lo stesso preferisco pensare fosse amore, folle amore, ma amore.
Basta. E non voglio leggere le tue parole e sentirmi in colpa ancora. Non sono pronta a prendere su di me le mie colpe, che sicuramente ci sono e sono tante. Ma troppe ne ho insanamente portare fin qui. Ora basta.
FemmeFatale è nata dall'incontro con un uomo, il primo della mia vita. Un uomo che aspettavo nella disperazione cinica del non conoscere nemmeno la mia femminilità. Un uomo che mi ha vista donna e che ha condiviso con me il piacere dell'amore. Qualche incontro estemporaneo e uno scambio fitto di sensazioni ed emozioni. Fermo restando, chiaro fin dal principio, che lui aveva la sua vita, altra da me. Vita alla quale è tornato a tempo pieno. Gli sarò sempre grata, mi fa ancora battere il cuore, mi rimane di lui solo positività ed una scia lucente di affetto.
Comunque sono sola, dibattuta tra l'entusiasmo della vita che mi si apre davanti e la fatica, troppa fatica dentro l'anima, che si sposa con un cinico disincanto.
Non so nemmeno cosa ho scritto, l'ho fatto di getto.
Malgrado la fatica continuo a volere puntare alla luna. E lo faccio.
La mia storia non è peggiore o più difficile di quella di tutti, lo so. E' che a fare i conti con il dolore si fa sempre fatica.
So che anche mio marito ha vissuto tanto dolore ed io non sono stata capace di aiutarlo. Ma evidentemente doveva andare così.