sabato 29 novembre 2003

Sono davvero troppo disequilibrata e non so contenermi. E non mi va di mostrare ancora e ancora una debolezza e una sofferenza che chiunque altro avrebbe già da tempo superate. Non mi piaccio così e se non piaccio a me stessa non posso certo piacere agli altri. E' sempre così: tre passi avanti e due indietro. Meno male che, seppure di qualche micron, un avanzamento c'è. Solo che mi incazzo con me stessa che resto tanto lenta, che scivolo in continuazione indietro, che devo riconquistare ogni volta più volte le stesse mete, che poi non sono altro che tappe di un percorso infinito. Ok, non sarà necessario arrivare alla fine per essere felice, si vive nel percorso e ci si guadagna la felicità procedendo e accettando anche le sconfitte e la necessità di sostare a riposare. Ma quando fai fatica tutta questa saggezza rimane solo arida razionalità, ulteriore senso del dovere che ti impone di proseguire in apnea logorandoti. Meno male che ogni tanto mi ricordo che c'è un mondo intero fuori da me, e che è meraviglioso. E riesco allora perfino a limitare le mie masturbazioni mentali.
Un passo per volta, come sul ghiaccio della bocca del Tuckett, e poi ti ritrovi in cima quasi senza accorgertene. E i passaggi difficili? Se ti fai prendere dalla paura ti paralizzi e non vai più avanti né indietro. E allora va bene un pizzico di incoscienza che lasci andare il desiderio al di là della fatica, e si procede per nuove scale e nuovi passaggi.
Sono a pezzi, scatoloni di ricordi e frammenti d'amore e dolore impacchettati, nulla in mano e il cuore come stretto in una morsa... e mi vergogno un po' ad ammetterlo, soprattutto a me stessa.
Ma passerà. E cazzo, se passerà!
Perché io non mollo in montagna e non mollo qui e ora.