Ho bisogno di lanciare avanti lo sguardo, di inseguire l'orizzonte. Ho voglia di aria infinita, di cielo da respirare. Senza questo dolore sordo profondo denso che come il buio più intenso sembra non avere fine. E che forse come il buio più intenso, confini non ha davvero. Non ha importanza cosa sia, da dove venga, di cosa sia cresciuto e di cosa si nutra. Come raccontavo a quella specie di amico del nebbiolo l'ho chiuso in cantina, assieme e tutta quella me che ci stava dentro. E quella porta non la apro. E non importa se per rappresaglia le mie stanze diventano sempre più labirinti di caos.
sabato 9 giugno 2012
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