La scena tipo è un mare mosso ma non troppo, vento a raffiche ma non tempesta. Non c'è pericolo immediato. Nessun approdo in vista. Un alberello giocattolo su quel guscio di noce e due remi stanchi. Il sale in faccia, non ci ho ancora fatto l'abitudine, tanto che qualche volta con l'acqua delle borracce oso lavarmici gli occhi. Di giorno è nuvolo ché il sole non mi asciughi via, di notte si apre a illuminarmi di luna. Immagino una fune come quella del barone e rido dei sogni.
Guardo le provviste rimaste e scovo in me l'impulso di gettare a mare borracce e speranza. Un istinto sottile che mi si era già presentato un migliaio di onde prima. Lo riconosco e lo osservo, non è ancora maturo ma cresce. Ci gioco un poco a rimpiattino, ché non c'è molto altro da fare qui se non arzigogolare dei propri pensieri, e ne esco sempre sconfitta.
Le mani. Le mani sono dure e segnate e quasi hanno lasciato la loro forma sui remi. E' curioso come più esse si induriscano più io mi senta tenera. Più sale e calli incrostano la mia pelle, più si libera dentro dolcezza. Credo si veda dagli occhi, ma non so. Difficile specchiarsi nel mare.
Non ho mai saputo orizzontarmi con le stelle e non ho imparato in questo naufragare.
domenica 3 giugno 2007
remi in barca
Pubblicato da narsil alle 18:12
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