In taluni periodi me ne dimentico, e il cielo è alto e lontano. Poi all'improvviso ecco che le nuvole sono bellissime, e il cielo vicino. Ma sempre troppo alto per noi. E l'azzurro di nuovo si squarcia e mi cade addosso. E l'assurdità dell'esistere mi respira. E a ogni fiato vengo squarciata tra cielo e terra, polvere, sudore, gioia e noia. Probabilmente non sono in grado di sostenere questa lucidità insana, credo sia appunto il motivo per cui presto la dimenticherò. Ma intanto, in questi intervalli di coscienza, i frammenti di cielo mi schiacciano. E la fatica non riconosce i confini della consapevolezza e popola anche l'oblio.
martedì 9 giugno 2009
Pubblicato da narsil alle 23:36
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