Guardo la luce disegnare i contorni degli alberi fuori dalla finestra e non trovo pace. Tornano quei momenti in cui vorrei solo che qualcuno vedesse davvero la mia stanza splatter, vorrei mostrarmi come non è consentito. È la stanza dei segreti che si nascondono anche a sé stessi, dell'oscurità che ci appartiene, o a cui noi apparteniamo. La partita si decide sulla soglia. Non so come sono arrivata a guardarci dentro, senza distinguere nulla tra l'altro, anni fa. Non so nemmeno dire quando. Forse da sempre. Schiacciata da tanto nero, tutto mio, ho cercato altri che mi alleggerissero il carico, amando di me anche quello. Ma non funziona così. Un po' per volta, sola come si è sempre di fronte a sé stessi, ho riavvicinato quella porta e ho imparato a sostare sulla soglia. Ho imparato che ci sono cose più grandi di me non solo bellissime ma anche terribili. Ho imparato che ognuno ha la sua stanza. Ho imparato che tu soltanto la puoi guardare. È un fardello che tutti portiamo e il trucco per camminare eretti sta, come sempre, nella leggerezza. Ho pensato di farcela. Ho smesso di pensare e ho cominciato a vivere. Eppure. Tornano ora quei momenti in cui vorrei solo che qualcuno guardasse davvero dentro la mia stanza splatter. Che dalla soglia mi restituisse quello sguardo d'affetto. Ma non funziona così.
domenica 31 agosto 2008
A volte ritornano
Pubblicato da narsil alle 18:48
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