Volevo scrivere un post sull'andare di fretta, un post ad personam, come usava dire Bruno. «Sono di fretta, sono sempre di fretta.» ...Sarà anche un modo per significare altro, in ogni caso non è un bel vivere.
Poi pensavo di scrivere della mia decisione di non accontentarmi, di esigere il meglio. Sono stanca di relazioni nelle quali finisco col dare più di quanto prenda. Non mi ci metto più: voglio attorno solo persone che lo meritino. Seleziono relazioni rotonde. Lascio andare, con fatica, le disarmonie.
Poi stasera ho invece voglia di scrivere degli amici più cari, ché sono io qui a chiedermi come possa meritarli.
Pensavo anche di scrivere dei bilanci che non ho mai saputo fare, ma che ad un certo punto si presentano da sé, autonomi come vivi di vita propria. Bilanci sugli ultimi anni e bilanci su tutti i trentacinque che dispongo. Mi sento in credito, probabilmente con meno ragione di tanti, tantissimi altri, ma mi sento amaramente in credito.
E' davvero complicato per me venire a patti con una vita che non assomiglia per nulla a quella che desideravo, a quella che sognavo. E' complicato accettare di essere sola, accettare la prospettiva di non avere quella famiglia che ha sempre rappresentato per me il senso del mio vivere. ...Forse anche perché era una maniera di non cercarne altri, forse perché era una maniera di tacitare quell'inquietudine profonda che chiede ragione di ogni giornata.
Io non ho la risposta, non so dare quella ragione.
domenica 2 aprile 2006
[patetismi]
Pubblicato da narsil alle 00:57
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