Non è un vuoto incolmabile, non è nemmeno un vuoto. È più che altro il disappunto di non avere la possibilità di sentire cosa ne pensa, di leggere la sua puntuale battuta dissacrante e illuminante. E il senso di ingiustizia. Rileggevo l'altra sera le ultime mail scambiate. Gli scrissi che finalmente avrebbe smesso di parlare sempre di Colombia... Tacitavo la preoccupazione con la contentezza di avere l'opportunità di ottenere un reportage vero dall'Iraq, notizie di prima mano, informazioni mediate da uno sguardo lucido e consapevole come sapevo essere il suo. Lo avrei sommerso di domande. E la preoccupazione davvero taceva. Ero in montagna un paio di giorni dai miei genitori quando amici mi hanno chiamato sul cellulare dicendomi che si erano perse le tracce del B. «Hai ancora per caso il numero di telefono di quel tipo con gli agganci in Iraq che vediamo di metterci in contatto con lui?» «Si certo. Eccolo. E fatemi sapere.» E poi le notizie in tv: «Risulta scomparso il giornalista freelance E.B.»... Non era la prima volta che spariva. E sono partita per l'Egitto. Contatti soventi con gli amici in Italia per avere le informazioni che a Hurgada non riuscivo a ottenere. E' ufficiale, lo hanno rapito. E per condividere il sentire. Non era la prima volta che veniva rapito. Se la cava, se la cava sempre. Il video diffuso dai sequestratori, le ultime parole. Lui sapeva sarebbero state le ultime e ha voluto parlare con lo sguardo oltre il senso delle frasi. Io ancora non avevo capito. Mi preoccupavo ma aspettavo la bella notizia. Il messaggio di Marina mi raggelò. Sapevo che era la verità. Ma allo stesso tempo non ci credevo. Semplicemente non era possibile. Era vero, lo sapevo. Ma non era possibile che lo fosse.
Ora mi manca, sì. Ma senza vuoto, ché ci ha lasciato pieni di sorriso e ironia.
Lo stesso mi piacerebbe avere ancora il suo abbraccio sulle mie emozioni.
sabato 22 aprile 2006
giochi sfrontati e allegri
Pubblicato da narsil alle 17:18
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